Per 20 giorni di lavoro, dal 2 maggio, abbiamo sostenuto un dialogo franco, cordiale e profondo con tutti i settori, compresa la Conferenza Episcopale del Venezuela, puntualizzò il sociologo ed anche titolare del Ministero dell’Educazione.
In una conferenza stampa nel Palazzo di Miraflores ed accompagnato dai membri della commissione, Jaua annunciò la fine della prima tappa di questo processo al fine di “tentare di raggiungere la pace ed evitare il confronto di due modelli antagonistici che devono convivere”.
L’iniziativa dell’ANC che lanciò il presidente Nicolas Maduro il 1º maggio ha già l’appoggio di 236 consigli municipali nel paese e di sette grandi mobilitazioni rappresentative di 12 settori diversi della nazione, tra gli altri.
Come esempio dell’appoggio al processo si è discusso giovedì e venerdì della settimana scorsa sul progetto con più di 600 mila persone, rappresentative di 69 mila spazi educativi, segnalò Jaua.
Questo non è una processo imposto, assicurò, ed in tutte le riunioni si riceverono critiche, domande per fare chiarezza, appoggi ed idee, tra questi, precisò, alcune che espongono mantenere il programma elettorale.
In un’altra parte delle sue dichiarazioni, Jaua segnalò che rimarrà sotto responsabilità dell’autodenominata Mensa dell’Unità Democratica (MUD) se non si darà soluzione ai problemi, quando i suoi dirigenti persistono nel promuovere azioni violente per destabilizzare il paese.
“Rimarrà responsabilità della direzione della Mensa dell’Unità Democratica se loro persistono durante il tragitto della violenza e, in questo caso, lo Stato venezuelano sarà obbligato ad attuare”, ha concluso.
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