Dal Museo Nazionale di Belle Arti (MNBA) e attraverso piattaforme virtuali, l’incontro ha dato accesso alla conoscenza condivisa di critici d’arte, teorici e direttori di Biennali invitati al concorso.
È stata una sfida arrivare qui, questa è un’edizione atipica in tutto e per tutto vista la partecipazione virtuale di molti relatori, confermata nel discorso di apertura, da Lisset Alonso, curatrice e vicedirettrice del Centro di Arte Contemporanea Wifredo Lam.
Ha sottolineato che il principale incontro di arte contemporanea a Cuba presuppone trasmissioni digitali, che “sembrano essere il marchio del nostro tempo” e ha ringraziato le nuove alleanze formate e il beneficio che apportano al concorso e ai suoi affiliati a livello internazionale.
In questo senso, la XIV Biennale ha diffuso nel mondo la tesi dell’italiana Anita Orzes, ricercatrice dell’Università di Barcellona, che ha esaminato la trasformazione del modello biennale e delle reti transnazionali in Europa, America Latina e Caraibi tra il 1970 e 1991.
La dottoressa in storia dell’arte argentina Diana Wechsler, invece, ha condiviso la sua esperienza come direttrice artistico-accademica della Bienal Sur, spazio regionale per lo scambio di nuove nozioni a favore dell’inclusione e del dialogo culturale.
Inoltre, gli interventi del membro della Biennale di Singapore, il curatore filippino Patrick Flores, insieme al senegalese e direttore della Biennale di Dacar, El Hadij Malick Ndiaje, che hanno socializzato le pratiche e l’evoluzione di incontri di questo tipo in Asia e in Africa.
Ig/chm