Uomini armati non identificati hanno lanciato più di 10 missili contro l’enclave, dove sono state attivate le sirene e si è udito il suono delle ambulanze, mentre aerei da ricognizione ed elicotteri hanno intensificato i loro voli dopo l’azione, hanno riferito gli attivisti al portale di notizie Athr Press.
Hanno aggiunto che nel sito sono stati osservati pennacchi di fumo, poiché le forze statunitensi hanno imposto un forte cordone di sicurezza attorno al perimetro del campo e sulle strade vicine.
Fonti citate dal canale Al-Mayadeen hanno indicato che due dei proiettili sono caduti vicino alle case designate per i soldati.
A loro volta, i rappresentanti tribali hanno confermato al quotidiano al-Watan che gli attacchi sono espressione del rifiuto della presenza statunitense in territorio siriano.
Nessuno accetta questa presenza tranne pochi gruppi che ne beneficiano, e ci sarà un aumento degli attacchi perché c’è un diffuso risentimento nelle strade contro i militari del Pentagono, hanno detto.
In diverse occasioni, le tribù ed i clan locali hanno espresso il loro deciso rifiuto delle forze straniere presenti senza permesso ufficiale nel territorio ed hanno convocato la resistenza popolare, compreso l’esercito, contro gli occupanti stranieri.
Gli Stati Uniti hanno mantenuto dal 2014 quindici basi militari illegali, principalmente nei giacimenti di petrolio e gas, ed il governo di Damasco ha ripetutamente denunciato questa presenza, che ha descritto come un’occupazione, ed ha assicurato che le azioni di Washington in Siria incoraggiano l’attività terroristica.
Ig/fm