Detto Protocollo è stato adottato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 18 dicembre 2002 ed è entrato in vigore il 22 giugno 2006 con l’obiettivo principale di prevenire la tortura, aprendo i luoghi di detenzione al controllo di entità indipendenti.
“Questo protocollo facoltativo è una politica nazionale”. “In questa amministrazione abbiamo progettato di mettere i diritti umani, il diritto internazionale umanitario, il diritto dei diritti umani al di sopra di ogni altra considerazione”, ha sottolineato il ministro ed ha sottolineato che questa è una politica dello Stato.
Ha affermato che la società colombiana “ha troppi conti in sospeso” ed ha promesso, dal suo ruolo di ministro degli Esteri, di essere attento e vigile su ogni questione relativa ai diritti umani nel paese.
“Prendo questo atto come qualcosa di assolutamente importante, perché in tutto ciò che ha a che fare con la pace ci interessa la verità, le vittime, il risarcimento e la non ripetizione”, ha rimarcato.
Si tratta di un atto -ha detto il ministro degli Esteri- che chiede la non ripetizione non solo sulla base della non ripetizione dei crimini commessi contro le vittime.
“Ma bisogna anche non ripetere il vagabondaggio istituzionale di archiviare questi progetti e lasciar passare anni e anni senza spostarli, come se i Diritti Umani non fossero qualcosa di assolutamente centrale nella valutazione di cosa significhi la dignità della persona umana”, ha concluso.
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