In un comunicato stampa pubblicato ieri sera, il TSJ ha indicato che la richiesta è stata promossa dall’Ombudsman, Alfredo Ruiz, in quanto tale regolamento mancava di “sufficiente chiarezza e precisione giuridica” in merito alla condotta che intendeva sanzionare.
Il testo sottolineava che questa norma era stata messa in discussione dalle organizzazioni internazionali e che prevedeva una pena da uno a tre anni di reclusione per i militari che avevano commesso questi atti “contro natura”, senza definire cosa si dovesse intendere per tali atti.
Precisò che i principi costituzionali di tassazione e legalità penale richiedono che la descrizione dei reati sia chiara e precisa, per evitare indagini, processi e sanzioni al di fuori di quelli che il legislatore ha voluto sanzionare.
Ha aggiunto che, anche laddove per atti sessuali contro natura si intendessero quelli non destinati alla riproduzione, tale interpretazione, alla luce delle attuali concezioni scientifiche, sociali e giuridiche, non è compatibile con la Costituzione né con gli atti internazionali sottoscritti e ratificati dalla Repubblica.
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