Grazie al padre, Acosta muove i primi passi -quasi per obbligo- in questa espressione d’arte che diventa ben presto compagna inseparabile e complice dei suoi più che meritati trionfi nell’universo della danza.
Con 50 anni appena compiuti, è impossibile riflettere la sua vita artistica in un piccolo spazio di testo, poiché i suoi innumerevoli premi e la sua stessa carriera rappresentano una sfida per qualsiasi narratore.
Il suo virtuosismo gli ha permesso di diplomarsi nel 1991 con il massimo dei voti alla Scuola Nazionale di Balletto di Cuba, vetrina per importanti compagnie che hanno scommesso su di lui, dal Balletto Nazionale di Cuba o dall’English National Ballet, allo Houston Ballet e all’American Ballet Theatre.
Prima, il suo talento lo ha portato a ballare in gruppi prestigiosi, come la Compagnia Teatro Nuovo di Torino, in Italia, e l’ensemble del Teatro Teresa Carreño de Caracas, in Venezuela.
Ma il suo lavoro è stato registrato in modo speciale nel Royal Ballet di Londra, un gruppo che ha onorato con il suo ingresso nel 1998, e nel quale è stato promosso ballerino ospite principale nel 2003.
Insieme a questa compagnia, le sue comprovate capacità gli sono valse la medaglia di Commander of the Most Excellent Order of the British Empire (CBE) nel 2014, ricevuta dalla regina Elisabetta II d’Inghilterra.
Un anno dopo, ha salutato il rinomato ensemble, ma non il palcoscenico londinese, poiché dal 2020 dirige il Royal Ballet di Birmingham ed è membro del Board of Governors della Royal Ballet School.
A L’Avana, il coreografo è anche appassionato con la sua compagnia Acosta Danza, con la quale, dal 2015, realizza un intenso programma di spettacoli in tutto il mondo e combina il classico con il contemporaneo, uniti con elementi della danza cubana.
“Ora abbiamo questo spazio, in cui lavora anche l’accademia. Il mio grande sogno è salvare l’edificio della scuola di ballo dell’Instituto Superior de Arte (ISA), per stabilirvi la sede del progetto”, ha dichiarato l’interprete in un’intervista.
No Way Home è il titolo del libro che ha scritto nel 2007 ed in cui ha descritto gli alti e bassi vissuti nel corso della sua carriera. Il volume ha ispirato il regista Paul Laverty a sviluppare la sceneggiatura del film Yuli (2018), il suo soprannome da bambino.
Diretto da Iciar Bollain, il film è stato girato tra L’Avana, Londra e Madrid, e si svolge in un ambiente contemporaneo in cui il protagonista torna nella capitale cubana per mettere in scena una coreografia sulla sua vita.
L’artista ha recentemente annunciato che tornerà sul palco della Royal Opera House di Londra, come celebrazione del suo mezzo secolo di vita e con lui in migliaia danzeranno nella sua terra natale in segno di affetto, per coloro che racchiudono nel cuore e nei piedi la danza di tutta Cuba.
Adis Marlen Morera, giornalista di Prensa Latina
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