Dobbiamo tutti lavorare per l’unità ed il rafforzamento del nostro popolo per costruire uno stato indipendente, con Gerusalemme Orientale come capitale, ed ottenere il ritorno a casa di milioni di compatrioti, ha detto Abbas davanti a migliaia di palestinesi nel campo profughi di Jenin.
Rimarremo fermi nella nostra terra, non ce ne andremo e non accetteremo attacchi da parte di nessuno, ha avvertito.
“Siamo un’unica autorità, un unico stato, un’unica legge ed un’unica sicurezza e stabilità. Taglieremo la mano che ostacola l’unità e la sicurezza del nostro popolo”, ha sottolineato.
Abbas ha visitato oggi la città settentrionale di Jenin ed il vicino campo profughi, devastato da un’offensiva israeliana di due giorni, che ha ucciso 12 cittadini ed ha lasciato centinaia di feriti palestinesi; da parte israeliana è stato ucciso un soldato.
A questo proposito, ha assicurato che il campo profughi di Jenin è un simbolo di lotta, fermezza e sfida di fronte ai crimini israeliani.
Ha anche sottolineato che questa città ha resistito all’aggressione ed ha ricordato le vittime dell’operazione militare, che ha definito martiri innocenti.
Al suo arrivo in città, il presidente è stato ricevuto dal primo ministro Muhammad Shtayyeh, dai funzionari del gabinetto e dal governatore di Jenin, Akram Rajoub, nonché da rappresentanti delle organizzazioni della società civile.
Abbas era accompagnato dal segretario del Comitato Esecutivo dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina, Hussein Al-Sheikh; il capo dei servizi segreti generali, generale Majed Faraj, ed il suo consigliere Majdi Al-Khalidi.
Poco dopo, il leader palestinese ha deposto una corona di fiori sulle tombe dei martiri nel nuovo cimitero del campo profughi di Jenin.
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