domenica 24 Novembre 2024
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Le necessarie Operazioni Verità

Tutte le amministrazioni statunitensi, comprese quelle di Barack Obama – con Joe Biden come vicepresidente – e Donald Trump, hanno utilizzato la manipolazione mediatica in America Latina, ma almeno due paesi hanno resistito: Cuba e Cile.

Il primo di questi paesi, nel 1959, sotto la guida di Fidel Castro, ed il secondo nel 1971, guidato da Salvador Allende, invocarono l’“Operazione Verità” di fronte all’ostilità dei media di Washington e diedero così un esempio di resistenza per i così chiamati media alternativi attuali, di fronte a simili campagne di disinformazione. Tale manipolazione, nata con gli stessi Stati Uniti nel 1776 e sviluppatasi con la loro espansione verso ovest e sud, fu sostenuta dalla Dottrina Monroe interventista (1823) per influenzare l’America Latina.
Per decenni, i media mainstream e la cosiddetta industria dell’intrattenimento di questo paese hanno fornito, esclusivamente ed a modo loro, un’informazione globale alla stampa latinoamericana.
Secondo l’UNESCO, nel 1964, la United Press International (UPI) e l’Associated Press (AP), congiunte, avevano più di 400 corrispondenti e migliaia di reporter in tutto il mondo, soprattutto in America Latina.
Appena 20 giorni dopo il trionfo rivoluzionario a Cuba, il 1° gennaio 1959, L’Avana cercò di rompere il monopolio dell’informazione realizzando la prima Operazione Verità, descritta all’epoca come la più grande conferenza stampa internazionale del mondo, alla quale parteciparono circa 400 giornalisti stranieri.
Lo hanno fatto per far conoscere la realtà del nuovo processo politico e per permettere che i giornalisti stranieri potessero osservare direttamente i processi pubblici contro i repressori del rovesciato regime di Fulgencio Batista, accusati di numerosi omicidi e torture.
In questo incontro di massa di due giorni, Fidel Castro ha denunciato le notizie false provenienti da vari media statunitensi come parte di una campagna che ha descritto come “la più infame, la più criminale e la più ingiusta che sia stata lanciata contro qualsiasi popolo”.
Ha inoltre denunciato che “la stampa statunitense dovrebbe essere in possesso di mezzi che le consentano di conoscere la verità e di non essere vittima della menzogna”. Così nacque, il 16 giugno di quello stesso anno, l’Agenzia Latinoamericana d’Informazione Prensa Latina S.A., il primo media alternativo della regione, che quest’anno celebrerà il suo 65° anniversario.
La seconda Operazione Verità nella regione fu condotta dall’allora presidente del Cile, Salvador Allende, nel 1971, quando invitò numerosi intellettuali stranieri a testimoniare l’inizio del “cammino cileno verso il socialismo”, un processo destabilizzato da Washington e liquidato nel 1973, con il sanguinoso golpe di stato militare di Augusto Pinochet.
Nell’occasione aveva avvertito che da mesi i settori reazionari del paese “usavano tutti i metodi e gli espedienti più spregevoli per impedirci di arrivare al governo”.
Ha sottolineato che “i media appartengono a settori potenti legati all’industria, alle banche ed al latifondo” ed ha denunciato soprattutto il quotidiano El Mercurio, che ha svolto un ruolo chiave nella destabilizzazione. I proprietari di questo giornale, ha detto Allende, “sanno che con il governo popolare non solo le loro banche, ma anche alcune delle loro industrie passeranno allo stato. Quindi capiamo perfettamente perché El Mercurio non ci applaude”.
Attualmente, la prolungata persecuzione del giornalista Julián Assange, detenuto da più di un decennio per aver detto la verità senza paura, e che potrebbe essere estradato negli Stati Uniti per trascorrere altri 175 anni in isolamento, ha origine nella stessa sovversione mediatica degli Stati Uniti, di cui ci sono molti altri esempi.
Per questo, nel pieno dell’“Era dell’informazione”, numerosi giornalisti e ricercatori temono che, con la possibile morte di Assange in carcere, anche molte verità rimarranno nascoste e sollecitano quotidianamente la necessità di realizzare nuove e continue Operazioni Verità.

Jorge Luna, giornalista di Prensa Latina

 

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