La presentazione del film rientra nel programma di celebrazione fino al 30 marzo del 65° anniversario della creazione dell’Istituto Cubano di Arte e Industria Cinematografica (Icaic).
L’opera richiama l’impronta dell’rivoluzionario sin dalla sua partecipazione alle lotte per l’indipendenza di Cuba dalla dittatura di Fulgencio Batista e dal suo ruolo come uno dei fondatori degli organi di Sicurezza dello Stato nell’isola caraibica dopo il trionfo rivoluzionario del 1° gennaio 1959.
Conosciuto dai suoi più stretti collaboratori per il colore della sua barba da quando è sceso dalla Sierra Maestra con il grado di comandante dell’Esercito Ribelle, Piñeiro svolse anche importanti responsabilità che lo legarono dal Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba ai movimenti di liberazione in diversi paesi dell’America Latina negli anni ’60 e ’70 del secolo scorso.
Uscito nel 2023, il documentario di Chávez utilizza frammenti di un’intervista realizzata con Barbarroja nel 1997 dalla rete televisiva CNN, e di quella che realizzerà con la ballerina e coreografa statunitense Lorna Burdsall, la prima moglie, con la quale è tornato a Cuba dopo aver studiato economia aziendale alla Columbia University, negli Stati Uniti, negli anni ’50.
Il cineasta ha parlato anche con la scrittrice e teorica marxista cilena Martha Harnecker, la sua ultima moglie, anch’essa deceduta, con sua figlia Camila Piñeiro e con altre persone vicine al leader politico e militare cubano.
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