In una conversazione sui social network, uno dei suoi avvocati, Francisco Hidalgo, ha fatto riferimento alla situazione dell’ex funzionario, che è rimasto in sciopero della fame dal suo arresto un mese fa, durante l’assalto all’ambasciata messicana a Quito, dove si trovava come esiliato politico.
Per quanto riguarda le previsioni legali, Hidalgo ha spiegato che ci sono tre scenari possibili, uno di questi, il più ottimista, è che la sua libertà sia imposta ed il corrispondente passaggio sicuro sia concesso a causa del suo status di asilo concesso dal Messico.
Allo stesso modo, il tribunale potrebbe ratificare la situazione attuale o ribaltare ciò che era stato fatto in primo grado, dove era già stato stabilito che la sua detenzione era “illegale e arbitraria”, anche se ha ratificato la sua detenzione perché aveva una sentenza pendente per presunta corruzione.
Hidalgo ha criticato il sistema giudiziario ecuadoriano, che ha descritto come politicamente influenzato, soprattutto nei casi di alto profilo.
L’ex ambasciatore boliviano presso le Nazioni Unite, Sacha Llorenti, è stato uno degli ospiti dell’incontro virtuale e da lì ha espresso l’urgenza di mantenere l’attenzione su questo caso per la sua gravità.
In relazione al raid contro l’ambasciata messicana a Quito, dove si trovava Glas, Llorenti ha affermato che l’incidente costituisce un attacco contro i diritti diplomatici e di asilo, valori sacri nelle relazioni tra stati.
“In Ecuador è stata polverizzata l’inviolabilità delle sedi diplomatiche, il che costituisce una minaccia per tutta l’America Latina”, ha affermato l’ex diplomatico.
Da parte sua, Tamara Lajtman, ricercatrice brasiliana, ha denunciato l’uso degli apparati giudiziari per la persecuzione politica, soprattutto contro il “correismo”, in particolare con il caso chiamato “sobornos”, che ha descritto come un esempio di “lawfare”.
Lajtman ha sollecitato misure concrete per proteggere le garanzie istituzionali fondamentali, come il diritto di asilo.
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