domenica 24 Novembre 2024
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A Cuba auspicano un mondo pacifico con giustizia sociale

I partecipanti all’VIII Seminario Internazionale per la Pace e per l’Abolizione delle Basi Militari Straniere hanno auspicato da Cuba un pianeta pacifico e con giustizia sociale, riferiscono oggi fonti giornalistiche.

L’evento, iniziato il 5 maggio ed al quale hanno partecipato 80 partecipanti provenienti da 30 paesi, si è concluso ieri nella provincia di Guantánamo, a quasi mille chilometri a est della capitale cubana, dove il governo degli Stati Uniti mantiene una base militare dal 1903.
Nella località di Caimanera, confinante con la base statunitense – designata come centro di tortura per prigionieri senza protezione legale – i pacifisti hanno firmato la Dichiarazione Finale dell’evento, che ha approvato la Proclamazione dell’America Latina come Zona di Pace.
Secondo l’Agenzia Cubana di Notizie (ACN), gli attivisti per la pace e contro l’antimperialismo denunciano l’aggressività e l’ingerenza di Washington e dei suoi alleati, che mantengono decine di basi militari nel mondo senza il consenso del popolo.
In questo senso, hanno sottolineato la necessità di fermare la proliferazione di queste basi militari ed hanno chiesto la chiusura di quelle esistenti, tra cui Guantánamo, la più antica degli Stati Uniti nell’emisfero occidentale.
Il documento respinge le campagne di guerra informatica e di disinformazione comunicativa da parte dei centri operativi installati dall’esercito del paese settentrionale e dai suoi alleati della NATO.
La fine del genocidio israeliano contro il popolo palestinese e la cessazione della fornitura di armi e munizioni al governo sionista ed all’Ucraina sono state le richieste essenziali del seminario, che per due giorni ha discusso di presentazioni su questi temi.
Allo stesso modo, nell’ambito dell’incontro, il Consiglio Mondiale per la Pace e le sue organizzazioni alleate hanno esortato a rafforzare le alleanze con i movimenti di solidarietà con Cuba in diversi paesi nella ricerca di un pianeta pacifico e giusto, ha concluso la fonte.

Lisvan Lescaille Durand, giornalista di Prensa Latina

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