Il modello, che viene aggiornato quotidianamente combinando gli ultimi dati sui sondaggi e sulle raccolte fondi, dà all’attuale presidente e candidato alla rielezione Joe Biden una probabilità del 41% di vincere una seconda possibilità allo Studio Ovale.
Per vincere la presidenza, un candidato deve ottenere 270 dei 538 voti elettorali disponibili, distribuiti tra i 50 stati ed il Distretto di Columbia, in base alla loro popolazione.
Biden è attualmente sull’orlo di un cambiamento sismico nelle coalizioni di voto dei partiti politici. Sfortunatamente, il suo indice di gradimento medio inferiore al 38% è storicamente basso per un presidente al primo mandato, avverte un articolo di giornale.
Nel 2020, l’allora candidato vinse di 25 punti tra i giovani elettori, ma ora la disapprovazione in questo segmento decisivo è diffusa: perde tra gli elettori tra i 18 e i 29 anni e tra tutti quelli sotto i 45 anni.
Per i critici il dissenso non è infondato, e non tutti i giovani che si allontanano dai democratici lo fanno a causa del sostegno statunitense alla guerra di Israele contro Hamas a Gaza, “ma perché al di là delle sfide cognitive personali di Biden, le politiche della sua amministrazione stanno avendo conseguenze indifendibili”, sottolineano.
I sostenitori di Biden sono fiduciosi nella vittoria e sostengono che nessuna delle questioni sollevate è decisiva perché impallidiscono di fronte alla “minaccia alla democrazia” di Trump, l’asse su cui è costruita la campagna del democratico.
Dobbiamo aspettare. Lo scontro che avverrà tra meno di cinque mesi sarà una rivincita delle elezioni presidenziali del 2020, in cui Biden cercherà di continuare la sua leadership (per finire il lavoro, come indica il suo slogan) e Trump aspirerà a riconquistare la presidenza (per rendere di nuovo grande l’America).
Deisy Francis Mexidor, corrispondente di Prensa Latina negli Usa