Un comunicato stampa diffuso assicura che il flusso di forniture essenziali per gli abitanti di Gaza richiede uno sforzo concertato e misure concrete per trovare una soluzione.
“Oltre ai combattimenti in corso, le attività criminali ed il rischio di furto hanno effettivamente impedito l’accesso umanitario alle località critiche”, ha insistito il vice portavoce del segretario generale, Farhan Haq.
Dal 18 giugno, a causa dell’attuale contesto, l’ONU non è in grado di raccogliere rifornimenti al valico di Kerem Shalom, ha confermato il portavoce.
“Stiamo lavorando con i nostri partner umanitari e le parti interessate per affrontare la mancanza di legge, ordine e sicurezza, insieme ad altri ostacoli per una risposta umanitaria significativa”, ha affermato.
Jens Laerke, portavoce dell’OCHA, ha invocato la responsabilità di Tel Aviv nel garantire una migliore situazione sul campo.
“È responsabilità delle autorità israeliane, in quanto potenza occupante, garantire che l’assistenza raggiunga coloro che ne hanno più bisogno e creare l’ambiente favorevole affinché l’ONU ed i suoi partner possano effettivamente raggiungerli”, ha affermato.
L’ingresso di rifornimenti è vitale per la popolazione sovraffollata, soprattutto nel centro dell’enclave, dove solo sette ospedali sono parzialmente funzionanti.
Il sistema sanitario sta lottando per far fronte alle crescenti esigenze in un contesto di carenza di ospedali da campo mentre i colleghi umanitari lavorano per ripristinare i servizi chiave nelle strutture sanitarie, ha affermato il vice portavoce di Guterres.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), almeno diecimila pazienti hanno un disperato bisogno di evacuazione medica negli ospedali fuori Gaza.
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