Ma immediatamente, e con collera contenuta, dichiara che “i mass media falsi la vogliono degradare”. Si riferisce così alle dichiarazioni militari di siriani e russi che rendono pubblica la sconfitta subita dalla maggioranza dei missili statunitensi per l’efficacia dei sistemi antimissile usati che hanno abbattuto, deviato o neutralizzato 71 dei 103 missili sparati.
Nella sua lingua preferita, il Twitter, Trump ha detto: “l’incursione in Siria si è portata a termine in maniera tanto perfetta, con tanta precisione, che l’unica forma in cui i mezzi di comunicazione falsi hanno potuto degradarla è stata per l’uso della frase missione compiuta”.
Ininterrottamente ha assicurato: sapevo che si avrebbero approfittato di ciò, ma mi sembra un gran termine militare che si deve recuperare. Che si usi spesso!, ha aggiunto.
È doppiamente incongruente quello che ha scritto, perché né è stata perfetta né la missione si è compiuta. L’ha già detto: le sue truppe rimarranno in Siria fino a che non finisca la guerra.
Trump non ha interpretato i reporter. Il paragone che fanno i giornalisti con la stessa frase pronunciata dal suo collega in crimini di lesa umanità, George W. Bush, con gli inutili bombardamenti di distruzione in Iraq, non si riferiscono solamente a che la guerra non sia terminata, e neanche l’occupazione militare yankee.
Essenzialmente i giornalisti si riferiscono alla gran bugia che Bush e lo stato maggiore del suo governo hanno inventato con la supposta esistenza di armi di distruzione di massa immagazzinate da Saddam Hussein che non sono mai apparse ed anche così l’ex mandatario Bush ha proclamato in un cartello con euforia falsa: Missione compiuta!.
Non ha mai potuto presentare prove dell’esistenza di quell’arsenale.
Neanche le armi chimiche in Siria sono apparse, né appariranno, e già l’intelligenza militare russa ha informato di avere prove del montaggio realizzato da Regno Unito in combutta coi Caschi Bianchi per fare credere che sì, si era prodotto un attacco chimico a Duma e niente meno che contro civili, come se ad un esercito conquistatore impegnato nel compito di dissuasione per finire la guerra, gli convenisse tale assurdità.
Bush ha commesso il grave errore di insistere nella presenza di quelle armi che, se fossero esistite come lui aveva detto, avrebbero avuto un’alta percentuale di possibilità di sfruttare per l’intensità e la sostenibilità degli attacchi aerei a griglia presunti obiettivi militari. Tutto il mondo ha visto l’attacco dal vivo ed in diretta nella televisione.
La storia si ripete con Trump in Siria, con intensità minore, ma con la stessa profonda stupidità di Bush. Il suo collega nella menzogna, il presidente francese Enmanuel Macron, non solamente ha confermato l’esistenza di armi chimiche in Siria senza apportare la più piccola prova, ma ha insistito dopo l’attacco su cosa fosse stato necessario, cioè “inviare un messaggio che l’uso di armi chimiche non può rimanere impune”.
Il fatto che sia giovane non lo esime da ricordare che l’esercito degli Stati Uniti è stato il primo nel mondo ad usare armi chimiche e batteriologiche in Vietnam, compreso l’agente arancio su piantagioni di riso e persone, le cui conseguenze ancora oggi colpiscono le vittime.
Se realmente il centro di produzione di armi chimiche di Duma fosse stato attivo e logicamente con armi chimiche immagazzinate lì o nell’area di attacco, quali sarebbero state le conseguenze del bombardamento? Quanti morti si sarebbero registrati, non per il bombardamento degli attaccanti bensì per gli effetti letali del presunto armamento che sicuramente sarebbe esploso o si sarebbe diffuso?
Ha allora senso, che il comando congiunto statunitense-britannico-francese anticipasse gli attacchi per la visita degli esperti dell’ONU, dal momento che avrebbero certificato, come un anno fa, che non c’era stato nessun attacco chimico.
Luis Manuel Arce Isaac, giornalista di Prensa Latina