Legato al Ministero dei Diritti Umani ed estinto durante il governo di Jair Bolsonaro (2019-2022), il gruppo ha come obiettivo l’identificazione delle vittime della repressione politica durante il regime militare, lavoro iniziato nel 2014 dopo la decisione pubblica della Giustizia Federale.
Tuttavia, la commissione ha interrotto il suo lavoro senza giustificazione, su richiesta di Bolsonaro nel 2019.
Sul quotidiano l’ordinanza annulla il testo pubblicato dall’ex presidente di estrema destra.
Lula dichiara poi la continuità delle attività della commissione speciale. La misura ha avuto l’avallo del Ministero della Giustizia e della Pubblica Sicurezza.
In teoria, il consiglio è un organismo statale il cui supporto tecnico-amministrativo è di competenza del portafoglio dei Diritti Umani.
Il suo scopo è procedere al riconoscimento delle persone decedute o scomparse a causa della loro attività politica.
Inoltre incominciare investigazioni per localizzare i corpi di persone scomparse ed esprimere un parere sulle richieste di risarcimento formulate dai loro parenti.
La Commissione Nazionale per la Verità, creata per legge nel 2014, ha presentato un rapporto finale ed ha concluso che la pratica di detenzioni arbitrarie, torture, esecuzioni, sparizioni ed occultamento di cadaveri erano il risultato di una politica statale contro la popolazione civile, descrivendoli come crimini di lesa humanità.
Come responsabili delle torture, il documento individuava 377 agenti della dittatura che non poterono essere processati a causa di un’ampia amnistia dettata nel 1979 dal regime.
In totale, nel periodo 1946-1988, sono stati registrati 434 casi di morte e scomparsa di persone sotto la responsabilità dello stato brasiliano.
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