Alla rivendicazione si aggiungono le dichiarazioni di ripudio di movimenti, organizzazioni, istituzioni, attivisti e personalità internazionali, che qualificano questa designazione come ingiusta ed arbitraria e ne denunciano le conseguenze sulla nazione e sulle famiglie cubane.
Ieri, in una lettera indirizzata al segretario di stato, Antony Blinken, la Conferenza dei Vescovi Cattolici degli Stati Uniti aveva esortato il governo di Joe Biden a rimuovere Cuba dalla lista e ad avviare il cammino di comprensione reciproca.
Anche la Duma di Stato della Russia (camera bassa dell’Assemblea Federale) ha ripudiato il provvedimento di Washington, che limita i diritti dei cubani dentro e fuori l’isola ed ostacola qualsiasi tipo di aiuto umanitario, affari, investimenti e commercio legati a questa nazione delle Antille ed ai suoi cittadini.
La persecuzione delle transazioni finanziarie da e verso il territorio cubano e delle relazioni commerciali colpisce tutte le sfere della vita.
Inoltre, la misura coercitiva crea ulteriori ostacoli alla fornitura di assistenza umanitaria in un momento in cui il paese è alle prese con la carenza di prodotti di base e forniture mediche, aggravata dall’inasprimento della politica di bloqueo degli Stati Uniti.
Limita apparentemente o addirittura proibisce direttamente gli scambi di artisti, scrittori, accademici, attivisti e giornalisti che risiedono sull’isola.
Paradossalmente, mentre gli Stati Uniti mantengono Cuba in questa lista, danno rifugio nel loro territorio a gruppi che organizzano, finanziano e realizzano azioni terroristiche, con lo scopo di sovvertire il processo rivoluzionario.
Questo lunedì, il Ministero degli Interni ha rivelato i dettagli di un’operazione di infiltrazione recentemente sventata da forze specializzate di tale organizzazione, volta a realizzare attacchi contro obiettivi economici, sociali e militari con scopi destabilizzanti.
Ig/evm