domenica 24 Novembre 2024
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In Venezuela, è in atto un complotto elettorale per promuovere un golpe di stato

La situazione politica in Venezuela è tornata al parossismo dopo che il Consiglio Elettorale Nazionale (CNE), unico arbitro con potere costituzionale, ha diffuso i risultati che dichiaravano vincitore il candidato alla presidenza Nicolás Maduro.

Con l’80% dei voti, il capo dello stato rieletto ha ottenuto il 51,20% dei voti dei votanti, mentre il suo avversario più vicino, il rappresentante della Piattaforma Unitaria Democratica (PUD), dell’opposizione, Edmundo González, il 44,2%.
Appena quattro giorni dopo, nel bel mezzo di attacchi informatici sistematici contro il sistema informatico del CNE, è stato fatto conoscere un secondo comunicato in cui Maduro ha ottenuto il 51,59%, su 6 milioni 408mila 844 elettori che hanno votato per lui.
Intanto il rappresentante del PUD ha ottenuto 5 milioni 326mila 102 voti per il 43,18% dei voti.
Un semplice calcolo dimostra una differenza numerica di un milione 82mila 742 voti a favore del candidato ufficiale, con il 96,87% dei voti scrutinati.
Sia il presidente che altri poteri pubblici hanno denunciato in più di un’occasione che queste elezioni – precedute da negoziati ed accordi con l’estrema opposizione e comprendenti gli Stati Uniti – erano solo il pretesto per la destra per riportare il paese alla violenza.
Gli unici che possono e devono pubblicare un risultato elettorale “non sono né i media internazionali né le agenzie che si sono impegnate a creare ansia”, ha affermato il procuratore generale della Repubblica Tarek Willian Saab, cinque giorni prima delle elezioni.
Chiunque usurpi tale funzione commetterà un crimine e “dovrà essere perseguito e detenuto”, ha poi avvertito.
Nonostante queste ed altre dichiarazioni rilasciate prima delle elezioni presidenziali del 28 luglio, la destra fascista, senza presentare prove convincenti, ha denunciato un broglio ed il piano meticolosamente preparato in anticipo è stato messo in atto.
Maduro e il vicepresidente del Partito Socialista Unito del Venezuela, Diosdado Cabello, avevano annunciato che questa opposizione fascista non aveva lo scopo di partecipare ad elezioni, ma piuttosto, fin dal primo momento, di sovvertire l’ordine ed incitare alla rivolta, come accadde successivamente.
La leader del partito Vente Venezuela, esclusa dalla politica per 15 anni, María Corina Machado, che ha guidato la campagna elettorale di González, con dati inesatti e dubbi per la sua natura e finalità, ha affermato di avere i presunti verbali del Consiglio Elettorale Nazionale, fatto che poi è stato successivamente negato.
Come ha denunciato il presidente rieletto, si è trattato di un film già visto negli anni 2002, 2004, 2014, 2017 e 2019, in cui l’opposizione, senza alcuna prova, ha sempre denunciato brogli, in un sistema elettorale riconosciuto dal sistema elettorale nazionale e da esperti stranieri, come uno dei più sicuri al mondo.
La strategia è stata meticolosamente organizzata dal governo degli Stati Uniti e dalla destra nazionale ed internazionale, con la partecipazione del magnate Elon Musk e del narcotraffico colombiano, come ha denunciato Maduro, ed il suo unico obiettivo era provocare un golpe di stato per destituire il presidente eletto.
“Siamo di fronte ad un attacco globale da parte dell’imperialismo statunitense, di Elon Musk – interessato alle ricchezze petrolifere e minerarie del Venezuela – della destra estremista internazionale e del traffico di droga colombiano”, ha denunciato Maduro.
Curiosamente, l’80 per cento degli arrestati – la stragrande maggioranza dei quali giovani ed adolescenti – non hanno votato alle elezioni presidenziali perché non erano registrati nel registro elettorale ed erano pronti per la violenza la domenica 28 luglio.
Inoltre, le informazioni fornite dalla Procura hanno rivelato che l’85% erano migranti ritornati e formati all’estero in paesi come Cile, Perù e Stati Uniti, e questi ultimi sono tornati con voli da questo paese, come parte dell’accordo migratorio raggiunto.
Gli stessi detenuti, tra cui più di 10 leader dell’opposizione, hanno confessato che hanno ricevuto come forma di pagamento migliaia di dollari, i cui importi variavano a seconda dell’incarico, da 20 a 150 dollari.
Secondo le informazioni fornite da Nicolás Maduro, questi fascisti sono stati organizzati dal partito Vente Venezuela, mentre erano in corso i preparativi per le elezioni presidenziali e gli Stati Uniti ne erano a conoscenza.
Al culmine degli atti vandalici e terroristici durati 48 ore, sono stati distrutti 70 centri educativi, tra cui 12 università, sette scuole di istruzione iniziale, 21 scuole primarie e 34 scuole superiori, secondo un bilancio offerto ai giornalisti dal Capo dello Stato.
Nel settore sanitario, sono stati bruciati o distrutti 37 obiettivi: sei centri diagnostici globali con medici ed infermieri al loro interno, tre ospedali, un centro sanitario ad alta tecnologia, 30 ambulatori ed una farmacia mobile.
Hanno anche attaccato sei centri di stoccaggio alimentare e supermercati, tra cui il comitato locale per l’approvvigionamento e la produzione, una stazione radio comunitaria, 11 stazioni della metropolitana di Caracas, un treno e 38 autobus.
Maduro ha incolpato Edmundo González e María Corina Machado, architetti e pedine dell’imperialismo statunitense, nel complotto del golpe di stato, per tutte le distruzioni e le morti.

Juan Carlos Diaz Guerrero, corrispondente a Caracas di Prensa Latina

 

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