Una pubblicazione del Centro dei Mezzi Indipendenti ha riportato l’azione di cittadini indignati con la decisione di Morales e solidali con la lotta del popolo palestinese.
Il gran striscione è stato collocato in una piazzola ubicata nel Viale Riforma, per esprimere il rifiuto al cambiamento della sede diplomatica che rappresenta un vero affronto contro trattati e risoluzioni internazionali che vogliono ridurre le tensioni tra gli Stati in conflitto.
Allo stesso modo, per respingere un recente decreto legislativo che dichiara il 14 maggio come il Giorno dell’Amicizia tra Guatemala ed Israele, per considerare che uno Stato che ha cooperato nell’esecuzione del genocidio guatemalteco (conflitto armato), non può considerarsi un amico”.
Ignorando la comunità internazionale, Morales ha deciso mercoledì scorso piegarsi agli Stati Uniti e trasportare la sede diplomatica di Tel Aviv verso la chiamata Città Santa, in mezzo ad una forte repressione israeliana contro i palestinesi alla frontiera della Striscia di Gaza.
La decisione era stata annunciata alla fine del dicembre del 2017, dopo aver appoggiato il governo di Washington in una votazione nelle Nazioni Unite per dichiarare Gerusalemme capitale di Israele.
In una visita in Israele agli inizi di questo anno, il capo di Stato guatemalteco aveva confermato la data del 16 maggio per aprire l’ambasciata, due giorni dopo che lo facesse Washington.
Non sono servite a nulla gli appelli affinché Morales riconsiderasse la sua decisione né le condanne internazionali ad un passo considerato provocante, fatto solo per non perdere gli investimenti israeliani nel paese, concretati questo mercoledì con la negoziazione di un Trattato di Libero Commercio.
Nel caso degli Stati Uniti, questo è il principale mercato del paese centroamericano e la sua fonte di investimento straniera diretta, con un peso importante negli invii mandati dagli immigranti (il 10% del Prodotto Interno Lordo).
Evidentemente la minaccia di maggiori ritagli fatta dall’ambasciatrice statunitense all’ONU è stata fondamentale, perché secondo cifre dell’Agenzia di Cooperazione degli Stati Uniti, Guatemala ha ricevuto nel 2016 circa 297 milioni di dollari ed è il terzo recettore di tutta la regione e l’undicesimo a livello mondiale.
La civetteria col governo di Tel Aviv non è nuova, risale alla stessa creazione dello stato di Israele e questa volta è stata considerata molto positivamente dai settori politici più estremisti ed un’influente comunità ebrea nella terra del Quetzal.
Investimenti in agricoltura, educazione, medicina e sicurezza sono la causa dell’attuazione di Morales, che è stato festeggiato dal suo collega israeliano ed il primo ministro, Benjamin Netanyahu, che si è dimostrato molto grato per l’appoggio guatemalteco.
Quello che molti mezzi di stampa guatemaltechi si chiedono è perché il visitatore ha dovuto portare all’incontro di Stato tutta la sua famiglia, includendo suo fratello ed un figlio sotto processo giudiziale, insieme ad una comitiva di deputati che non smettono di pubblicare foto delle loro avventure in Twitter e Facebook.
Ma a due anni di un governo considerato oscuro, con un’economia in perdita, ed accuse di corruzione, è evidente che Morales cerca l’appoggio finanziario degli Stati Uniti e togliere il finanziamento alla Commissione Internazionale contro l’Impunità che non smette di metterlo con le spalle al muro, sottolineano gli analisti.
Maitte Marrero Canda, corrispondente di Prensa Latina in Guatemala