“Per descrivere in una frase il sistema carcerario del Brasile, io direi che è una macchina per distruggere le persone, per calpestare la sua dignità, la sua salute ed i suoi sogni”, riassunse la professoressa universitaria dell’Università Federale dell’ABC di Sao Paulo.
Intervistata dal portale web Vermelho, del Partito Comunista del Brasile (PCdoB), a proposito del massacro successo all’inizio di questo anno nel Complesso Penitenziario Anisio Jobim, in Manaus (Amazonas), dove sono morte 56 persone, Nunes Dias riconobbe che è difficile descrivere lo scenario attuale delle prigioni nel paese.
“È un sistema molto grande, con particolarità diverse in ogni stato, ma con qualcosa in comune in tutti i casi: le condizioni pessime, degradanti, dell’incarceramento”, ha sentenziato la membro del Nucleo di Studi della Violenza dell’Università di Sao Paulo.
“Le istituzioni carcerarie non fanno nulla, salvo sottomettere a sofferenze, violare i diritti dei reclusi e stigmatizzarli, imputandoli o approfondendo in loro un’identità da delinquente”, indicò.
La ricercatrice ha inoltre sottolineato che non si può ridurre la violenza mantenendo gli abissi sociali, culturali, economici e politici esistenti.
Ieri, il titolare in funzioni della Procura Generale della Repubblica (PGR), Nicolao Dino, annunciò che investigheranno il sistema carcerario negli stati di Amazonas, Rio Grande do Sul, Pernambuco e Rondonia, al fine di determinare possibili inadempimenti delle norme costituzionali.
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