In una lettera rilasciata dal suo avvocato, Masa Ammar Hassan Ghazal, 23 anni, ha spiegato che solo questo mese le autorità carcerarie hanno effettuato otto irruzioni nelle celle.
Ha spiegato che, in una di queste, una detenuta è stata aggredita quando quattro guardie ed un agente le hanno strappato con la forza gli orecchini, causandole una grave emorragia.
Le scene di botte ed urla sono diventate all’ordine del giorno, ha detto la giovane donna, sottolineando che il dolore fisico e psicologico impedisce loro di dormire dopo ogni irruzione.
Ha spiegato che le celle sono infestate da topi e insetti e che diverse detenute sono costrette a dormire sul pavimento a causa del sovraffollamento.
Ghazal ha anche denunciato la mancanza di assistenza medica, mentre i pasti sono inadeguati e gli abiti così scarsi che le donne sono costrette a prestarsi oggetti a vicenda.
A metà di questo mese, anche la Società dei Prigionieri Palestinesi ha denunciato i maltrattamenti, la fame e le scarse condizioni igieniche subite dalle donne palestinesi detenute nelle carceri israeliane.
In una dichiarazione, l’istituzione ha affermato che le autorità carcerarie israeliane hanno condotto quattro operazioni repressive contro di loro nei primi 15 giorni di agosto.
Sono state ammanettate, prelevate dalle loro celle in modo umiliante e costrette a chinare il capo mentre venivano condotte nel cortile, dove sono state maltrattate, ha affermato il gruppo.
La Società ha dichiarato che sono stati utilizzati gas lacrimogeni e cani poliziotto in almeno due di queste operazioni.
Ad aprile, il Ministero palestinese per gli Affari Femminili ha pubblicato un rapporto che documenta gli abusi e le umiliazioni a cui le donne sono sottoposte nelle carceri del paese vicino.
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