Mentre dall’altro lato del mondo dal Salvador il papa Francesco elevava a San Romero dell’America agli altari del cattolicesimo, nella sua patria l’allegria ed i fuochi d’artificio hanno illuminato l’alba e la speranza di molti.
Le piazze Gerardo Barrios, Morazan ed Americas, e l’ospedale della Divina Provvidenza, della capitale, hanno accolto una moltitudine di persone in attesa del momento storico, ed altrettanto è successo in Ciudad Barrios, città culla del vescovo martire.
Per diverse ore si sono svolte le attività culturali, religiose e di un fervore che ha trasceso il motivo religioso ed ha ravvivato l’orgoglio salvadoregno, fondato nella coscienza che non nasceva un santo: si consolidava un simbolo.
Sabato sera la peregrinazione della luce si è svolta nel lungo tratto dalla piazza Divino Salvador del Mundo fino alla Cattedrale Metropolitana, una specie di passaggio tra i quartieri più benestanti ed il centro effervescente e popolare, come il percorso della vita di Romero.
Prensa Latina ha constatato una gran presenza giovanile, perfino di persone che professano un’altra religione o sono atee, ma riconoscono la trascendenza dell’evento, e confidano in che abbia un effetto agglutinante in questa società polarizzata dell’America Centrale.
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