Secondo Carrillo, i 466 leader assassinati nei due ultimi anni sono l’evidenza che lo stato non era preparato per difendere la leadership sociale.
“Non abbiamo più nessuna scusa per giustificare il fatto che non si faccia nulla per fermare il genocidio in atto e perché non siamo capaci di frenare questo massacro”, ha affermato il capo del Pubblico Ministero davanti a governatori e sindaci del paese, riuniti nel dipartimento Bolivar, nel nord della Colombia.
Ha annunciato, inoltre, che la Procura lavorerà congiuntamente con la Difesa del Popolo per investigare la disattenzione delle autorità locali alle allerte rapide in caso dei leader minacciati.
“Il sistema di allerte rapide è uno strumento che bisogna rispettare, non possiamo continuare a girare la testa, facendo finta di non vedere”. “Entità territoriale o entità responsabili che non rispondano integralmente alle allerte rapide saranno investigate”, ha detto Carrillo.
Il Difensore del Popolo, Carlos Negret, ha manifestato che gli assassinati contro i difensori dei diritti umani sono aumentati del 26% nel 2018. Questo fatto, che è dimostrato dalle statistiche, è molto grave, ha dichiarato.
Si è saputo anche di un aumento del 63% delle minacce a quelli che rappresentano una leadership sociale.
Il dipartimento con maggiore numero di minacce è a Nord di Santander. Seguono Cauca, Bogotà, Quindio, Antiochia, Atlantico, Putumayo, Santander, Risaralda e Nariño.
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