La normativa non solo ha proibito il latifondo, ma ha anche distribuito la terra consegnandola a chi la lavorava ed ha iniziato le grandi trasformazioni socioeconomiche del paese.
Per gli esperti e storiografi, è stata la prima delle leggi antimperialiste del processo rivoluzionario, che ha scosso dalla base gli interessi degli Stati Uniti ed ha avuto un carattere marcatamente popolare.
Inoltre, è stato un esempio per quelli che reclamavano un cambiamento nella regione dell’America Latina, considerata fino ad allora come “il patio posteriore” della nazione settentrionale.
Il tema ha attualmente una gran validità per la recente decisione della Casa Bianca di attivare il Titolo III della legge Helms-Burton, un’iniziativa respinta da L’Avana e dalla comunità internazionale.
Questo titolo permette agli statunitensi di reclamare presso la giustizia di questo paese a persone ed entità, perfino di paesi terzi che investano nel territorio cubano in proprietà nazionalizzate dopo il trionfo della Rivoluzione il 1º gennaio 1959.
Precisamente, uno dei principali bersagli della Helms-Burton è la proprietà della terra che prima del 1º gennaio 1959 era in maggioranza in potere di aziende statunitensi.
Secondo dati dell’epoca, a metà della decade degli anni 50 del secolo passato, un 1,5% dei proprietari terrieri a Cuba, nazionali o stranieri, possedevano un 46% dell’area coltivabile.
I grandi e medi latifondisti che appena costituivano un 9,4% del totale, erano padroni del 73% del suolo nazionale, mentre centinaia di migliaia di lavoratori agricoli dovevano vendere le loro braccia per salari miseri.
Uno studio dell’allora Gruppo Cattolico Universitario ha risaltato che il 60% di questi viveva in “bohios” (capanne contadine costruite con legno e soffitti di foglie di palma).
La maggioranza di queste precarie edificazioni mancavano di servizi sanitari decenti, acqua potabile o luce elettrica.
A questa situazione si sommava l’analfabetismo, l’estrema povertà e la mancanza di attenzione medica, un problema aggravato dal deficit di alimenti che elevavano notevolmente la mortalità infantile rispetto alle zone urbane. Secondo il Censimento della Popolazione del 1953, nell’antica provincia di Oriente, con una popolazione di 1,8 milioni di abitanti, c’erano solo 742 medici.
Quando il 17 maggio 1959 il leader storico della Rivoluzione cubana, Fidel Castro, ha firmato questa legge nell’orientale Sierra Maestra, compiva così una delle sue principali promesse per rifondare il paese.
Sebbene fin dal primo momento l’amministrazione di Dwight D. Eisenhower ha dimostrato la sua aperta ostilità verso la nascente Rivoluzione, l’iniziativa ha provocato una guerra aperta da parte di Washington perché ha toccato gli interessi di grandi compagnie di quella nazione.
Da allora si sono fatte più intense le aggressioni ed i tentativi per asfissiare economicamente Cuba, che sboccherebbero due anni dopo nell’invasione di Playa Giron (Baia dei Porci), sconfitta in meno di 72 ore, e posteriormente nell’imposizione ufficiale del bloqueo, in febbraio del 1962.
Roberto Castellanos Fernandez, giornalista di Prensa Latina