Nella capitale cubana si è svolto il XVIII Consiglio Politico dell’Alba-TCP che ha riunito i cancellieri, ministri ed alti rappresentanti del Venezuela, Bolivia, Dominica, Nicaragua, Saint Vincent e Grenadine, Saint Kitts e Nevis, Granada, Suriname, Cuba e Salvador (paese invitato).
L’appuntamento ha contato con la presenza del presidente cubano, Miguel Diaz-Canel, ed ha riaffermato la difesa del proclama dell’America Latina come zona di pace, adottata a L’Avana in gennaio del 2014, durante il II Vertice della Comunità degli Stati Latinoamericani e Caraibici (Celac).
L’incontro si è svolto in momenti in cui la Repubblica Bolivariana del Venezuela è nel centro del collimatore dell’amministrazione del presidente statunitense Donald Trump, che ha perfino minacciato con un intervento militare nel paese sud-americano per abbattere il presidente costituzionale, Nicolas Maduro.
Per ciò, la riunione ha emesso una dichiarazione di 22 punti nella quale ha espresso la sua preoccupazione per i pericoli per la pace nella regione ed ha sottolineato “la resistenza del Governo e del popolo venezuelani di fronte all’ingerenza esterna e le misure coercitive unilaterali contro questo paese”.
“Ripudiamo la Dottrina Monroe, vecchio riflesso dell’ambizione egemonica ed imperialista degli Stati Uniti sulle terre e sui popoli dell’America, che vogliono far resuscitare ancora oggi e che espone la minaccia più grave e perentoria per la pace dell’emisfero”, sottoscrive la dichiarazione.
Il blocco ha fatto un appello per appoggiare l’iniziativa del “Meccanismo di Montevideo”, integrato da Messico, Uruguay, Bolivia e CARICOM, che cerca di preservare la pace in Venezuela basata sui principi di non intervento nei temi interni, l’uguaglianza sovrana degli Stati e la soluzione pacifica delle controversie.
Sia il cancelliere cubano, Bruno Rodriguez, il suo collega venezuelano, Jorge Arreaza, come altri partecipanti, hanno difeso l’adempimento dei propositi e dei principi della Carta dell’ONU e del Diritto Internazionale e la soluzione pacifica delle controversie.
Nel Salone di Protocollo di El Laguito, ad ovest di questa capitale, dove si è svolto il forum, il ministro di Relazioni Estere della Bolivia, Diego Pary, ha condannato gli attacchi ai paesi progressisti del continente ed i tentativi per farli sparire.
Al rispetto ha affermato che il suo Governo considera che per risolvere le difficoltà interne in Venezuela l’unica via è il dialogo. “Non esiste un’altra strada al di fuori del dialogo”, ha rimarcato.
Ha considerato che il bloqueo degli Stati Uniti contro Cuba è la violazione più lunga nella storia dell’umanità, che inoltre colpisce i popoli dell’America Latina e dei Caraibi.
I partecipanti all’incontro sono stati unanimi respingendo quello che hanno qualificato come “una condotta interventista del Governo degli Stati Uniti”, che utilizza un’altra volta l’Organizzazione degli Stati Americani ed il suo segretario generale Luis Almagro nella sua politica interventista contro la sovranità, la libera determinazione e l’ordine costituzionale in Venezuela, Cuba e Nicaragua.
Il riconoscimento al lascito dei leader storici delle Rivoluzioni in Cuba e Venezuela, Fidel Castro e Hugo Chavez, rispettivamente, è stato presente nella dichiarazione finale ed in diversi interventi.
Per ciò, anche il proposito dell’Alba-TCP di fortificare la Comunità degli Stati Latinoamericani e Caraibici (CELAC) come meccanismo di accordo politico regionale rispetto alla libera determinazione, alla sovranità, all’integrità territoriale, e la non ingerenza nei temi interni degli Stati.
Orlando Oramas Leon, giornalista di Prensa Latina