Attivo dal 2 maggio, questo Titolo (la legislazione ne ha quattro) apre le porte ad alcuni reclami nelle corti federali statunitensi rispetto alle proprietà nazionalizzate agli inizi della Rivoluzione Cubana.
Le aspettative dell’amministrazione di Donald Trump, e della lobby controrivoluzionaria di Miami (col senatore Marco Rubio come direttore) erano una valanga di richiami giudiziali contro l’isola e, soprattutto, contro aziende straniere che collaborano con Cuba.
E benché fino ad ora tali pretese non si sono avverate, la cosa certa è che ci sono in tribunali statunitensi alcune polemiche che vogliono colpire aziende nevralgiche per l’economia cubana.
Così succede con le aziende CIMEX. S.A e l’Union Cuba Petroleo (Cupet) che hanno già fatto i primi passi per difendersi davanti ad una corte federale dal Distretto della Columbia.
Si tratta di una domanda presentata dalla multinazionale ExxonMobil in difesa del Titolo III della Helms-Burton. Non bisogna dimenticare che l’Exxon si è rifiutata di raffinare petrolio proveniente dall’antica Unione Sovietica quando gli Stati Uniti facevano i loro primi passi nell’implementazione del bloqueo economico, finanziario e commerciale contro l’isola, che sta per compiere 60 anni.
Ciò ha provocato che il Governo Rivoluzionario, diretto da Fidel Castro, decidesse la nazionalizzazione dell’attuale raffineria Ñico Lopez, de L’Avana, ora diretta da Cupet.
Da parte sua, Cimex S.A è una società mercantile, che ha compiuto 40 anni dalla sua fondazione, che importa, esporta, produce e commercializza beni e servizi, con un importante peso nell’economia cubana.
Non sono le uniche aziende accusate di “trafficare” con beni statunitensi, ci sono anche aziende straniere, soprattutto del settore turistico.
Allo stesso modo, il Governo degli Stati Uniti ha una lista nera che cresce continuamente e somma più di 200 compagnie ed entità cubane alle quali Washington proibisce fare transazioni e commerci con soci stranieri.
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