L’applicazione di una strategia politica dentro e fuori dal paese, ha permesso al governo bolivariano di vincere su alcune delle varianti più complesse che attentano alla pace ed alla stabilità della nazione.
Nel piano nazionale, due importanti momenti hanno segnato la vita politica durante questo periodo: la campagna internazionale #NoMasTrump, e l’accordo tra l’opposizione ed il governo per stabilire un Tavolo di Dialogo Nazionale, in mezzo a tensioni acute tra le parti, condite da minacce esterne.
Dal 10 agosto e fino al 10 settembre, in piazze e parchi si sono posizionati tavoli estemporanei ai quali sono accorsi più di 13 milioni di persone per firmare un documento di ripudio che in seguito è stato consegnato alle Nazioni Unite come dimostrazione della posizione del popolo rispetto alle misure coercitive ed unilaterali di Washington.
Organizzazioni politiche, movimenti sociali, studenti, lavoratori, dentro e fuori dal paese si sono aggiunti alla protesta, riaffermando l’unità civico-militare, in mezzo ad attacchi e minacce di aggressioni da parte della Colombia e degli Stati Uniti.
Intanto, l’opposizione d’estrema destra rappresentata da Juan Guidó ed i suoi seguaci è rimasta screditata per le costanti denunce sulle sue relazioni col narco-paramilitarismo colombiano ed il suo servilismo con la Casa Bianca.
Questa fazione è rimasta divisa ed isolata, quando “Avanzada Progresista”, “Soluciones para Venezuela”, “Cambiemos”, “MAS” e “Esperanza por el Cambio” si sono aggiunti al Tavolo di Dialogo Nazionale per la Pace installato per conseguire una soluzione politica in difesa della sovranità e d’accordo con la Costituzione.
Negoziazione che ha permesso l’incorporazione del Partito Socialista Unito del Venezuela all’Assemblea Nazionale, tra gli accordi sottoscritti, ha riconosciuto i diritti legittimi sull’Essequibo, come contempla l’Accordo di Ginevra, ed altri quattro punti che hanno permesso l’implementazione di otto tavoli complementari di lavoro.
Intanto, nella politica internazionale, i tentativi di Washington di isolare la nazione sud-americana e perfino la disperata azione di cercare di attivare il Trattato Interamericano di Assistenza Reciproca (TIAR), per vestire con un aspetto legale le sue intenzioni di invadere militarmente Venezuela, hanno sofferto una sconfitta dietro l’altra nell’ultima settimana.
Le pretese della destra e della Casa Bianca di trasformare la 74º sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite in una piattaforma di appoggio per la loro politica non hanno dato l’effetto desiderato.
L’ente internazionale ha lasciato ben chiaro la sua posizione di riconoscere solo il governo bolivariano ed il suo presidente Costituzionale, Nicolas Maduro, i discorsi guerrafondai del mandatario statunitense Donald Trump e del suo omologo colombiano Ivan Duque non hanno avuto influenza sull’auditorium.
Invece, gli interventi della vicepresidentessa esecutiva Delcy Rodriguez, e del cancelliere Jorge Arreaza, si sono trasformati in denunce contundenti sulle vere intenzioni dell’estrema destra venezuelana e le sue relazioni col narco-paramilitarismo colombiano.
Parallelo a tutto questo, da Ginevra il Consiglio dei Diritti Umani dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) ha approvato una risoluzione di condanna alle misure coercitive unilaterali degli Stati Uniti contro Venezuela.
Yadira Cruz Valera, corrispondente di Prensa Latina in Venezuela