D’accordo con una dichiarazione dell’istituzione culturale con sede a Cuba, l’evento è accaduto in mezzo ad un contesto promettente, segnato nei mesi recenti dalle vittorie elettorali di Andres Manuel Lopez Obrador in Messico e di Alberto Fernandez in Argentina.
Inoltre, menziona la sconfitta del partito di Alvaro Uribe nelle elezioni parziali della Colombia, le manifestazioni di massa anti-neoliberali in Ecuador e Cile, e la recente scarcerazione in Brasile dell’ex presidente Luiz Inacio Lula da Silva, col suo ritorno annunciato nel campo politico.
Il golpe di stato contro Evo, che ha diretto una radicale trasformazione in Bolivia, che gli ha procurato fin dal primo momento sia l’appoggio popolare, che l’inevitabile rifiuto dei settori conservatori dentro e fuori del suo paese, è diretto, in primo luogo, contro un progetto politico di successo, economico e sociale di sinistra, assicura la dichiarazione.
Ma è anche una cinica dimostrazione di vendetta, di razzismo e di fondamentalismo religioso da parte dei reazionari che questa volta non ha dissimulato la sua brutalità e non scarta di sopprimere Evo Morales, espone.
Come afferma Casa de las Americas, in un momento storico in cui si ascolta il clamore dei popoli del continente reclamando nelle urne o per le strade il loro spazio e la loro dignità, non si può cedere davanti allo svergognato assalto della destra, né abbandonare le più legittime aspirazioni delle maggioranze.
Quelli che crediamo che l’integrazione culturale della Nostra America è una condizione per la nostra piena realizzazione politica e sociale, appoggeremo a tutti i costi, come possiamo, quell’aspirazione che non può realizzarsi al margine della giustizia sociale e dell’emancipazione umana, ha dichiarato l’istituzione.
Ci troviamo nell’anticamera di un nuovo giro della storia. L’orologio della Nostra America che suonò con Bolivar e con Martì, e più di una volta ci ha mobilitati coi suoi rintocchi, suona di nuovo. Non abbiamo il diritto di rimanere in silenzio, ha concluso.
Ig/msm