Trump appoggia questo rifiuto basato nel federalismo e nella costituzione statunitense che concede il potere ai governatori affinché prendano la decisione nei loro stati, in una specie di “faccia ognuno nel suo posto quello che consideri opportuno”.
Col risultato che alcuni esperti segnalano che la risposta degli Stati Uniti alla pandemia del nuovo coronavirus risulta aleatoria, un mosaico di regole applicate in maniera inconsistente.
Almeno otto stati dell’Unione non hanno reso effettiva l’ordine di “Rimanere in casa”, anche conosciuta come “Stay-at-home” e “Shelter-in-Place”, e molti hanno applicato la restrizione da poco tempo.
“Stiamo soffrendo un groviglio di misure incomplete, che probabilmente si prolunghino per mesi e che non risolvono il problema”, ha affermato un’opinione pubblicata nel quotidiano The New York Times.
La dottoressa Deborah Birx, coordinatrice della strategia federale contro COVID-19, provocata dal coronavirus SARS-Cov-2, ha chiesto a tutte le persone che rimangano in casa e si è raccomandata con quelli che vivono in zone di alto rischio che perfino riducano al massimo i loro movimenti ai supermercati e farmacie.
Secondo l’articolo del Time, attualmente la maggioranza delle persone malate non vengono curate fino a che la loro condizione è critica, fatto che provoca che troppo spesso sia tardi.
Gli specialisti stimano che oltre a trattare i contagiati e mantenere il distanziamento fisico, è necessario dettare modelli chiave, non solo per frenare l’aumento dei casi di COVID-19, ma anche per farli diminuire.
Per questo criticano gli errori dell’amministrazione Trump nella realizzazione delle prove alla popolazione, nell’isolamento degli infettati, l’indagine dei contatti dei malati e di metterli in quarantena in maniera appropriata, come è successo in altri paesi che dimostrano risultati nella lotta contro la pandemia.
A dispetto dell’annuncio di una settimana difficile in quanto alle morti per COVID-19, il mandatario ha insistito nella sua intenzione di “ritornare il più presto possibile alla normalità”.
Durante il suo intervento nella sessione informativa giornaliera, Trump ha fatto allusione a che “c’è molta luce alla fine del tunnel”, le stesse parole che ha detto domenica scorsa e che hanno generato una gran controversia.
La massima autorità del paese in temi di epidemiologia, il dottore Anthony Fauci, aveva avvertito poco prima che gli Stati Uniti dovevano prepararsi per l’aumento del numero di morti.
Da quando si è scoperto il primo caso alla fine di gennaio, il paese ha sperimentato un’esplosione di infezioni e decessi. Dati di stampa riportano più di 337 mila contagiati e circa 10500 i morti. Gli Stati Uniti sono l’epicentro mondiale della pandemia.
Fauci, direttore dell’Istituto Nazionale di Malattie Infettive, ha sottolineato che “se ritornare alla normalità vuole dire agire come se ci non fosse stato mai un problema di coronavirus, non credo che questo succeda fino a quando non si possa proteggere completamente la popolazione” perché significa trovare un vaccino.
Ma Trump, provocatorio ed ottimista, ha affermato di “avere tutta la sicurezza che i vaccini arriveranno presto” e senza dare dettagli sullo sviluppo di un possibile antidoto contro la malattia, ha aggiunto che “le cosa stanno andando molto bene”.
Le posizioni del governante repubblicano rispetto a questa crisi differiscono completamente da quelle degli esperti sanitari, sottolineano gli osservatori.
Il tema, dicono, è che il punto focale della politica della Casa Bianca ha due versanti: tranquillizzare i mercati e recuperare la situazione economica mentre quello della salute va diretto a frenare le possibilità di contagio e salvare vite.
Deisy Francis Mexidor, giornalista di Prensa Latina