lunedì 25 Novembre 2024
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Cuba, USA e Svizzera, il crimine dei respiratori per COVID-19

Il bloqueo statunitense contro Cuba ignora tutti i limiti morali, a questo punto, nessuna cosa che faccia Washington per aggredire l'isola dovrebbe sorprenderci, ma il crimine dei respiratori svizzeri apre un capitolo di crudeltà inedita. 

 
“Doppio sforzo per Cuba. Il paese è attualmente mobilitato contro il coronavirus dentro i suoi confini e molto più in là, e deve affrontare anche il rinvigorimento del bloqueo imposto da Washington ed i suoi effetti extraterritoriali”, ha pubblicato il quotidiano svizzero Le Courrier. 
 
In un articolo, la giornalista Laura Hunter ha spiegato agli svizzeri quello che la Casa Bianca e la grande stampa vorrebbero far passare inavvertito: le aziende svizzere IMT Medical AG ed Acutronic Medical Systems AG, tra i leader mondiali nella fabbricazione di respiratori di alta tecnologia, hanno ricevuto l’ordine di non venderli alla maggiore delle Antille. 
 
Allegando le sanzioni commerciali, finanziarie ed economiche statunitensi, si sono rifiutati di somministrare queste attrezzature essenziali per il trattamento dei pazienti gravi di COVID-19, essendo state acquistate due anni fa dalla società statunitense Vyaire Medical Inc. 
 
Le Courrier ha contattato IMT Medical AG ed Acutronic Medical Systems AG senza ricevere risposta, poiché il loro dipartimento di Comunicazioni, l’unico con autorità per pronunciarsi, è stato trasferito negli Stati Uniti. 
 
Il governo cubano ha denunciato il nuovo atto inumano. 
 
Anche il quotidiano Tribune de Geneve si fece eco del tema dei respiratori, segnalando che “la fustigazione del governo degli Stati Uniti contro Cuba non sembra avere limiti”. 
 
La pubblicazione ha lodato la solidarietà dell’isola ed ha sottolineato che non rappresenta nessuna minaccia per un altro paese. 
 
“Le brigate mediche cubane sono sempre le prime a dire ‘presente’ davanti alle emergenze umanitarie, ieri ad Haiti dopo un terremoto o per combattere l’ebola in Africa Occidentale; oggi i professionisti della salute cubani apportano in 59 paesi le loro conoscenze nella lotta contro COVID-19”, ha sottolineato. 
 
LA SOLIDARIETÀ SVIZZERA 
 
Diverse organizzazioni svizzere hanno condannato in maniera energica questa settimana le nuove azioni del bloqueo imposto al paese caraibico ed  hanno denunciato che la sua applicazione nell’attuale scenario globale di una pandemia sfida il Diritto Internazionale. 
 
In un comunicato, l’Associazione Cuba-Svizzera, MediCuba-Svizzera, MediCuba-Europa, ALBA-Svizzera, Solifonds, AMCA, Centrale Sanitaire Suisse Romande e Medico International Schweiz hanno denunciato che l’isola, come quasi tutte le nazioni del pianeta, mobilita le sue risorse ed i suoi sforzi per combattere il COVID-19 ed il bloqueo gli impedisce di comprare materiali essenziali. 
 
“Ora più che mai ha bisogno di medicine, alimenti, combustibile, attrezzature mediche e uniformi protettive, e sebbene conta su un sistema di salute effettivo e di esperienza nella lotta contro le epidemie (non è casuale che brigate mediche cubane stiano lavorando in Europa), il bloqueo degli Stati Uniti suppone una minaccia per la vita di molte persone”, hanno affermato. 
 
Oltre alla decisione imposta alle aziende svizzere di non vendere i respiratori, le organizzazioni hanno respinto il bloqueo vigente nelle banche svizzere per le transazioni relazionate con la maggiore delle Antille, nonostante il governo elvetico si opponga ufficialmente a questa sanzione e mantenga vincoli storici di amicizia e cooperazione con Cuba. 
 
Questa situazione è arrivata ad un livello incredibile di arbitrio, poiché le banche svizzere bloccano bonifichi tra banche nazionali per il semplice fatto che appaia la menzione “Cuba” in una transazione, hanno denunciato. 
 
I gruppi di solidarietà hanno ripudiato che in giorni recenti si ostacolasse il bonifico di denaro raccolto per appoggiare il combattimento del COVID-19 sull’isola. 
 
Un’azione di questa natura risulta inaccettabile e viola i diritti e le libertà dei cittadini svizzeri, hanno concluso. 
 
 
Waldo Mendiluza, corrispondente in Francia di Prensa Latina 

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