lunedì 25 Novembre 2024
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Masetti e un giornalismo al servizio della verità

A 57 anni dalla sua scomparsa, l'eredità dell'argentino Jorge Ricardo Masetti, primo direttore dell'agenzia di stampa latinoamericana Prensa Latina, palpita  oggi in quelle generazioni di giornalisti al servizio della verità.

Il luogo in cui si trova il suo corpo è ancora un mistero. Sono passati più di cinquant’anni da quando il Comandante Secondo è entrato nelle giungle di Orán, a Salta, insieme ad altri compagni, per continuare la lotta con un altro argentino, Ernesto Che Guevara.

Lo aveva conosciuto un anno prima del trionfo della rivoluzione cubana, nel 1958 perché, come reporter della stazione Radio El Mundo, era stato mandato su quell’isola per intervistare il connazionale che stava facendo la storia nella Sierra Maestra con Fidel Castro.

Una destinazione storica e epocale che cambierà per sempre la sua vita e il suo modo di vedere il mondo.

Grazie alla richiesta di Ernesto Che Guevara, su iniziativa del leader della Rivoluzione cubana, Fidel Castro, di fondare Prensa Latina il 16 giugno 1959, Masetti tornò a L’Avana per realizzare la creazione di un’agenzia con una prospettiva ben definita.

Erano i tempi dell’inizio della rivoluzione trionfante e con l’appoggio di un gruppo di giornalisti, che sarebbero diventati le penne più famose del giornalismo latinoamericano, come il colombiano Gabriel García Márquez, ha diretto l’inizio di un mezzo nato per contrastare i grandi monopoli che distorcevano la realtà di Cuba e del mondo.

“Il giornalismo deve essere obiettivo, ma mai imparziale, perché non si può essere imparziali tra il bene e il male”, frase coniata ed ereditata da più di sei generazioni, che hanno fatto di Prensa Latina un’agenzia al servizio della verità, viva, contrastando i monopoli, facendolo con veridicità e obiettività.

Nei suoi brevi 35 anni, Masetti ha lasciato un segno indelebile al fianco dei padri fondatori dell’agenzia, che oggi – nel mezzo di una difficile pandemia – continua a fare giornalismo in più di 40 paesi.

In questi tempi di infodemia, disinformazione e social network, Masetti è presente in tanti che lavorano in modo veritiero e predicano quella massima che ha impregnato quando ha espresso che il giornalismo impegnato deve essere obiettivo ma mai imparziale perché non può essere imparziale tra il bene e il male.

Come vedrebbe l’America Latina del presente? È la domanda che passa nella mente dei giovani comunicatori nella patria dove è nato, dove in molti affermano che c’è un debito eterno verso colui che, insieme a Rodolfo Walsh e altre penne famose, ha promosso la fondazione da Prensa Latina.

Quel debito oggi viene pagato da giornalisti come il professore all’Università di La Plata, Sebastián Salgado, che con dedizione in questi giorni insegna ai suoi studenti la traiettoria di Masetti, la sua impronta e la testimonianza che ha lasciato nel libro “Los que luchan y los que lloran”.

Molti di quelli che lo hanno conosciuto sottolineano che era un giornalista del suo tempo, un rivoluzionario, un militante, che ha difeso le sue idee e la lotta per un mondo con giustizia sociale.

“Che il suo nome rimanga ignorato nel suo paese quasi quanto il pezzo di giungla che nasconde le sue ossa era prevedibile per Masetti. Giornalista, sapeva come si costruiscono i nomi e si tessono le dimenticanze”, come l’ha descritto un’altra grande penna di questo paese, l’amico Rodolfo Walsh.

Maylin Vidal, corrispondente di Prensa Latina in Argentina 

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