Sulla pagina Facebook di quell’istituzione, l’accademico cubano ha ricordato che 55 di quelle azioni intraprese dal governo del presidente Donald Trump, e in vigore oggi, sono state decise nel bel mezzo della pandemia della COVID-19.
Un articolo di Cabañas sottolinea che tutte queste misure avevano lo scopo di provocare il collasso della società cubana.
“Nessuna di loro è stato eliminata e, a distanza di 100 giorni nell’attuale amministrazione, vale la pena chiedersi se la filosofia di queste misure è in ultima analisi condivisa”, si è interrogato l’ex ambasciatore cubano a Washington.
Cabañas ha riconosciuto che il presidente Joe Biden durante la campagna presidenziale ha detto esplicitamente di essere contrario a causare tali danni al popolo cubano. “Ma lo stesso ha fatto Trump prima del 2016 e, tuttavia, in seguito ha cambiato la sua posizione sotto l’influenza dei mercanti di odio della Florida”, ha osservato.
L’esperto ha sottolineato che vengono ripetuti appelli dalla società civile statunitense, dal Congresso, dalle ONG e da altre istituzioni, in merito alla revisione della politica nei confronti di Cuba.
“Ciò non è avvenuto, e quindi è in vigore la direttiva presidenziale NSPM-5 intitolata Rafforzare la politica degli Stati Uniti nei confronti di Cuba del 16 giugno 2017, che ha annullato un documento simile firmato da Barack Obama il 14 ottobre 2016”, ha detto il direttore del CIPI.
Ha aggiunto che l’inclusione di Cuba nell’elenco delle nazioni che presumibilmente sponsorizzano il terrorismo è stata un’imposizione dell’ultimo minuto da parte di Trump per rendere più difficile la ricomposizione dei legami bilaterali.
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