La recente convocazione ad un’Assemblea Nazionale Costituente che cerca di stabilire un’agenda di lavoro garante dell’ordine costituzionale e della pace, mandò all’aria gli argomenti del blocco oppositore che qualifica come antidemocratico il governo bolivariano, ed incita alla violenza come forma di confronto.
Per la destra venezuelana non basta avere perso 18 elezioni di fronte al progetto chavista e bolivariano che si sviluppa nella patria di Bolivar. In quasi due decadi di governo popolare, i tradizionali partiti oppositori non hanno desistito dal loro tentativo di abbatterlo, perfino ricorrendo ad un golpe di Stato nel 2002.
Dopo la morte del comandante Hugo Chavez, e l’arrivo al potere del presidente Maduro, i gruppi più reazionari aumentarono i loro progetti destabilizzatori, con totale appoggio di Washington, l’Organizzazione degli Stati Americani (OSA) ed un gruppo di paesi alleati.
Negli ultimi anni, la violenza si trasformò in un’arma di lotta politica per i nemici del chavismo. Basta ricordare il piano denominato La Salida, nel 2014, casualmente applicato dopo di un appello governativo al dialogo che lasciò un saldo di 43 morti e perdite per più di 20 000 milioni di dollari.
In settembre del 2016, la destra è tornata a lanciarsi sulle strade venezuelane per cercare di abbattere democraticamente il governo eletto dal popolo, senza ottenere i suoi propositi, ed ora, dai primi giorni di aprile, è tornata a sovvertire l’ordine, provocando la morte di 31 persone e più di 500 feriti -fino ad ora -, e danni economici che quasi sono di 200 milioni di dollari.
Davanti a questo scenario violento e la mancanza di volontà di dialogo dell’opposizione, Maduro lanciò una convocazione costituente che permetta sedere nel tavolo di negoziazione tutte le parti e cercare alternative per avanzare nella pacificazione del paese, con la premessa indiscutibile di preservare le conquiste sociali raggiunte in questi 18 anni di potere rivoluzionario.
La convocazione ad un’Assemblea Nazionale Costituente in Venezuela è il risultato dell’esaurimento delle possibilità di un processo di dialogo con settori dell’opposizione che, con il loro azionare violento, cerca di generare paura tra la popolazione.
Per resistere a queste pretese, il nuovo proietto costituzionalista si basa in nove temi vitali, tra loro la necessità di riscattare la pace nazionale, l’incorporazione della gioventù e l’importanza della sicurezza e difesa della nazione con una politica estera diretta ad ostacolare atti di ingerenza contro la Patria.
Un’altra volta, i gruppi più reazionari nella nazione sud-americana tentano di silurare l’appello alla pace e respingono l’invito a dare più vigore alla Magna Carta, perché questa volta tra i costituzionalisti saranno presenti le comuni, gli operai, gli indigeni, le donne, in rappresentazione della società.
La Rivoluzione Bolivariana estese di nuovo le mani aperte verso i suoi oppositori, i restii al dialogo continuano a distruggere il paese, ed il popolo, alla fine, deciderà il suo futuro.
Miguel Fernandez Martinez, corrispondente di Prensa Latina in Venezuela