Alla fine di gennaio ed appena due settimane dopo la visita del Santo Padre in Cile, il Vaticano ha annunciato l’invio al paese australe dell’arcivescovo di Malta, monsignore Charles J. Scicluna, addetto dei delitti più gravi commessi dentro la Chiesa.
In un primo momento è stato annunciato che monsignore Scicluna avrebbe interrogato via Skype l’ex seminarista Juan Carlos Cruz da una chiesa a Filadelfia, negli Stati Uniti. Ma Sua Santità ha cambiato l’istruzione.
Ora l’esperto del Vaticano si trasferirà a New York per intervistarsi con Cruz il 17 febbraio, e farlo faccia a faccia. Il papa vuole che Scicluna ottenga la testimonianza di prima mano.
Cruz, una delle vittime degli abusi del defenestrato prete Fernando Karadima ha inviato al Sommo Pontefice una lettera nel 2015 nella quale ha dettagliato le atrocità commesse dal parroco e dal suo sottoposto di allora, il vescovo di Osorno, Juan Barros.
Il vescovo Barros si è trasformato precisamente nella mela della discordia durante la visita di Francesco che gli ha dato il suo appoggio ed ha qualificato le denunce contro di lui come “calunnie senza prove”.
Le sue dichiarazioni hanno infiammato gli animi in Cile. Tuttavia, nel suo volo di ritorno a Roma dal Perù, informato delle ripercussioni negative per i suoi commenti, ha fatto il primo passo di rettifica ammettendo che voleva dire evidenza e non prova.
A proposito di alcune informazioni recenti sul vescovo cileno, il pontefice ha disposto di inviare l’arcivescovo di Malta, “per ascoltare quelli che hanno manifestato la volontà di fare conoscere elementi che possiedono sul religioso”.
“È un processo che sarà aperto a tutte le persone che vogliano offrire testimonianze, ed avrà accesso ai processi giudiziali nel terreno civile”, ha segnalato la Conferenza Episcopale del Cile.
In questo modo il vescovo di Roma ha dato segnali di fermezza nel suo impegno per fermare i casi di pedofilia e trasgressioni sessuali commesse dai ministri della chiesa.
Nonostante tutto, le reazioni dei laici di Osorno e dello stesso Cruz hanno obbligato ad un’azione più audace. L’intervista con monsignore Scicluna può essere cruciale nel futuro e perfino potrebbe restituire la credibilità.
Cruz ha scritto al pontefice che uno dei pupilli di Karadima, l’ora vescovo Juan Barros, era presente durante gli abusi e che non ha fatto niente al riguardo, ed ha criticato duramente la decisione di Francesco di ordinarlo vescovo.
Rivivere tutto quello che è successo nel passato è terribile, ma se con questo uno può aiutare a che altri non debbano vivere la stessa esperienza, vale la pena farlo, ha affermato il testimone che attualmente è un giornalista residente a Filadelfia.
L’arcivescovo di Malta è il pubblico ministero del tribunale della Congregazione per la Dottrina della Fede, addetto di investigare i “delicta graviora”, cioè, i crimini che la Chiesa considera più gravi, commessi contro l’eucaristia.
Include con particolare accento, il segreto della confessione o gli abusi sessuali perpetrati dal clero contro minorenni.
Fausto Triana, corrispondente di Prensa Latina in Cile