A proposito del “Progetto Marabù”, Prensa Latina ha parlato con lo specialista di Sviluppo ed Affari dell’azienda Agro-forestale Macurijes, Abelardo Dominguez, che ha spiegato che il carbone prodotto dalla pianta del marabù oggi è molto richiesto sul mercato per il suo alto livello calorifico.
Le esportazioni di questo carbone vegetale sono iniziate circa cinque anni fa, ha detto, ed ha esteso che il suo impiego presenta vantaggi per essere una biomassa senza costo ed ad un alto potenziale energetico che permette il suo utilizzo in bioelettriche per la produzione di energia attraverso le fonti rinnovabili.
Dominguez ha spiegato che l’azienda “Macurrijes” sta per concretare un affare con un partner europeo per generare energia elettrica dai rifiuti dell’industria forestale, come le piantagioni degradate del marabù e dell’eucalipto.
La sottoscrizione del suddetto accordo è prevista per il primo trimestre di quest’anno, e dopo la sua attuazione si deve iniziare a produrre energia elettrica entro il 2019.
Allo stesso modo, si stanno sviluppando degli altri progetti con il marabù, tra cui uno nella provincia Camaguey con l’azienda vietnamita “Tintan” -in processo di firma-, ed altri a Villa Clara e Ciego de Avila, in ognuno di questi si prevede che, una volta rimosso il marabù, coltiveranno piantagioni energetiche per dare sostenibilità al progetto, ha aggiunto lo specialista.
La prospettiva del “Progetto Marabù” è quello di rimuovere la pianta, ha sottolineato ed ha spiegato che si tratta di un arbusto invasivo i cui rendimenti in legno sono molto bassi, tra 35 e 40 tonnellate per ettaro, mentre un bosco energetico di eucalipto a sette anni può raggiungere 150 tonnellate per ettaro, ha evidenziato.
L’obiettivo è quello di rimuovere il marabù e sostituirlo, per restituire ai territori il loro utilizzo iniziale, cioè ricreare pascoli per il bestiame o se c’è un’attività forestale, seminare boschi, o colture diverse, ha concluso.
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