giovedì 17 Aprile 2025
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Forum della Cepal avverte sulle minacce allo sviluppo sostenibile

L'Avana, 7 mag (Prensa Latina) Lo scatenamento di una guerra commerciale di portata globale costituisce una minaccia reale contro l'Agenda 2030 e gli obiettivi di sviluppo sostenibile nel pianeta, hanno messo in allerta oggi un gruppo di esperti in un forum della Cepal. 

 
Accademici, investigatori, rappresentanti governativi e di agenzie delle Nazioni Unite hanno condiviso qui visioni sul tema in uno dei pannelli organizzati come parte della celebrazione del XXXVII periodo ordinario di sessioni della Commissione Economica per America Latina ed i Caraibi (Cepal). 
 
Come ha ricordato il dottore cubano Osvaldo Martinez, del Centro di Investigazioni dell’Economia Mondiale (Ciem), le attuali tensioni hanno la loro origine nelle posizioni del presidente degli Stati Uniti, Donal Trump. 
 
Le decisioni del capo della Casa Bianca esacerbano il protezionismo ed il nazionalismo economico in chiara ignoranza delle norme dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, ha sentenziato l’anche professore universitario. 
 
Una guerra commerciale, ha segnalato, è un evento difficile da immaginare sempre di più nelle condizioni di un’economia mondiale interconnessa ed i suoi possibili effetti negativi saranno un disastro per tutti. 
 
A giudizio dello specialista, l’amministrazione Trump ha definito Cina come il principale nemico, data l’evoluzione del gigante asiatico e l’incremento del deficit commerciale bilaterale che nel 2017 ha superato i 375 mila milioni di dollari a favore di Pechino. 
 
L’incremento del confronto sarebbe una notizia per nulla favorevole per il compimento dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e degli Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile (ODS), ha sottolineato lo studioso, che ha anche elencato i potenziali danni per gli Stati Uniti. 
 
Anche America Latina ed i Caraibi affrontano alcuni rischi inerenti alle rimanenze strutturali storiche che ora riprendono la loro incidenza negativa dopo terminare il più recente boom di alti prezzi nelle materie prime, dalle quali dipendono le entrate fondamentali dalla regione, ha analizzato. 
 
Insieme al deterioramento dei termini di scambio, avanzarono i deficit fiscali, il debito estero e gli indici di povertà ed indigenza come risultato dell’accesso al potere di governi con messe a fuoco neoliberali, ha riferito. 
 
Amministrazioni di sinistra e progressiste erano riuscite a far scendere il numero di poveri da 233 milioni a 168 milioni nel periodo dal 2012 al 2014, come la cifra di indigenti da 63 a 48 milioni, ha illustrato. 
 
Tuttavia, ha indicato, negli ultimi tre anni dovuto a politiche neoliberali la quantità di poveri è aumentata di 19 milioni e quella di indigenti di 14 milioni. 
 
Martinez ha abbordato, inoltre, le stragi dovute alla fuga illecita di capitali ed alla permanenza di sistemi tributari obsoleti e contrapposti ad una possibile ridistribuzione equa della ricchezza. 
 
Ig/mjm

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