martedì 17 Giugno 2025
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Pedro Sarría, il soldato che salvò Fidel Castro nel 1953

Pedro Manuel Sarría Tartabull è poco conosciuto nella storia cubana, ma nell'estate del 1953, come soldato dell'esercito di Fulgencio Batista, salvò la vita a Fidel Castro.

Dopo l’assalto alle caserme Moncada, a Santiago de Cuba, e Carlos Manuel de Céspedes, a Bayamo, il 26 luglio 1953, alcuni rivoluzionari superstiti si dispersero nella periferia di Santiago de Cuba, nel tentativo di raggiungere la Sierra Maestra.

L’esercito di Fulgencio Batista inviò le sue truppe per inseguire i giovani assalitori, tra cui Fidel Castro. Tra le truppe di Batista c’era il tenente Pedro Sarría Tartabull, un mulatto discendente da schiavi, nato il 1° gennaio 1900, nella città cubana di Cienfuegos.

Di quel momento Fidel raccontò anni dopo nel libro di Frei Betto “Fidel e la Religione”: “Siamo partiti dal Moncada diretti verso le montagne della Sierra Maestra ed una notte abbiamo commesso un errore che non avevamo commesso in tutti i giorni anteriori, e fu che quella notte trovammo una piccola capanna e ci riparammo un po’ dalla nebbia, dall’umidità e dal freddo. E ci siamo addormentati tutti”.

“Prima dell’alba arrivò una pattuglia di soldati e ci svegliò con i fucili puntati sul petto. E accade un’incredibile coincidenza: c’era un tenente afrodiscendente, di nome Sarría, un uomo di energia e che non era un assassino. I suoi soldati volevano ucciderci proprio lì, erano eccitati e cercavano il minimo pretesto. Ci hanno legato. Non mi conoscevano. Non ho considerato la minima possibilità di vivere. Mi sono impegnato in una discussione verbale con loro. Poi il tenente Sarría disse con forza: Non sparate! Non sparate! Le idee non si uccidono”.

“Così ripeteva questo tenente, Sarría Tartabull: le idee non si uccidono!”. “Più tardi ho scoperto che mi conosceva dall’università, sapeva chi ero, per questo parlava di idee, e mi sussurrava all’orecchio: non identificarti, e continuava ad ordinare ai suoi soldati di non sparare”.

Una volta arrestati, lungo la strada incontrarono capi superiori che ordinarono loro di consegnare i prigionieri. Erano soldati spietati che li avrebbero assassinati subito, ma Sarría ha risposto con forza: “Questi sono i miei prigionieri e li consegnerò dove corrisponde!” E li presentò nel paese vicino e ne annotò la presenza nel libro ufficiale dell’accampamento militare ed informò la stampa perché non li assassinassero, come avevano fatto con gli altri prigionieri.

La dittatura congedò con disonore Sarría dall’esercito e lo tenne imprigionato nella fortezza de La Cabaña dove rimase per cinque anni e cinque mesi, ripudiato per non aver ottemperato all’ordine di assassinare tutti gli assalitori del Moncada che trovò, fino a quando la Rivoluzione trionfante lo liberò nel 1959.

Dopo il giorno del trionfo della Rivoluzione, il tenente Pedro Sarría ―accompagnato da alcuni dei suoi figli e vicini― comparve davanti a Fidel. Il comandante lo chiamò in disparte e disse: “Sarria, pensavo fossi morto!” e lui rispose: “Bene, eccomi qui”. Parlarono un po’ e Fidel gli disse: “Aspettami qui un momento, perché devo fare delle dichiarazioni”. Quando ha finito, Fidel e Raúl hanno parlato con altri ufficiali, e quando si è avvicinato al tenente Sarría ha detto: “Capitano: abbiamo deciso di promuoverti capitano, sei d’accordo?”

Il presidente provvisorio Manuel Urrutia lo nominò suo aiutante di campo presidenziale e si unì immediatamente alla Carovana della Libertà che entrò a L’Avana l’8 gennaio 1959.

Sabdiel Batista Diaz, giornalista di Prensa Latina

 

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