Il loro primo insediamento, secondo documenti d’epoca, fu nel capoluogo di Jagua (Cienfuegos) dove le scarse risorse naturali motivarono il loro trasferimento sulle rive del fiume, con abbondanza di oro e maggiore forza lavoro indigena.
Secondo lo storico ufficiale del terzo villaggio cubano, Carlos Joaquín Zerquera (1926-2009), in breve tempo, forse circa cinque anni, il villaggio crebbe ed un centinaio di spagnoli sottomisero gli indigeni nell’estrazione di ricchezza, nell’agricoltura e nell’allevamento bestiame.
Le forze di Velázquez rimasero in questo luogo per un periodo molto breve quando fu scelta l’attuale località di Trinidad, più a est, che chiamarono Manzanilla, per il suo stato salubre, il suo cielo limpido e la sua aria pura e dolce, raccontò Zerquera.
La messa di fondazione, anche senza conoscerne la data esatta, fu celebrata da Fray Bartolomé de las Casas, che per le sue denunce di maltrattamenti subiti dagli indigeni si guadagnò il riconoscimento di Difensore degli Indigeni.
Con il passare del tempo, le ricchezze diminuirono e le miniere d’oro finirono, portando i colonizzatori a nuove avventure, la più promettente fu la conquista del Messico, che causò il più grande esodo di indigeni e spagnoli.
L’industria dello zucchero nella Valle de los Ingenios era gestita da schiavi africani; in poco più di un secolo la popolazione afroamericana della città era di 1.207 persone e nel 1740 si contavano 5.234 soggetti a servitù.
Nei suoi oltre cinque secoli, l’amore dei suoi abitanti e la vigilanza permanente del patrimonio sono riusciti a salvare e mantenere in vita una città museo riconosciuta come tra le meglio conservate dell’America Latina.
Ig/rga
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