Insieme all’ex presidente, i suoi tre ex ministri degli Idrocarburi sono stati condannati a cinque anni di prigione.
Con il voto diviso dei suoi nove giudici, il CSG ha emesso il verdetto annunciato quasi 20 anni dopo l’inizio del processo penale.
Il testo prevede una pena di sei anni e tre mesi per l’ex presidente, e cinque per i restanti imputati, sanzioni che dovranno essere scontate nel centro di riabilitazione di Chonchocoro, dipartimento di La Paz.
Agli imputati, inoltre, è stata comminata l’interdizione dai pubblici uffici, dai mandati e dai lavori pubblici per un periodo di cinque anni, oltre al pagamento delle spese.
In questo caso, i ricorrenti erano la Procura Generale, Yacimientos Petrolófilos Fiscales Bolivianos, il Ministero degli Idrocarburi, la Procura Generale dello Stato e il Ministero della Giustizia.
Sánchez de Lozada risiede negli Stati Uniti da quando si è dimesso dalla presidenza della Bolivia il 17 ottobre 2003, data in cui è fuggito dal paese dopo il massacro di più di 70 persone a El Alto.
L’ex presidente ed i suoi ex ministri furono accusati di aver firmato 107 contratti petroliferi senza l’autorizzazione dell’allora Congresso Nazionale, e la denuncia fu presentata nel 2005 dall’allora deputato nazionale Evo Morales, ma solo nel 2011 furono attivate le indagini e le udienze.
Il presidente della Commissione per le Relazioni Internazionali del Senato, Félix Ajpi, ha recentemente criticato il fatto che Bolivia abbia accettato di estradare negli Stati Uniti l’ex capo della Forza Speciale per la Lotta al Traffico di Droga, Maximiliano Dávila, mentre gli Stati Uniti proteggono Sánchez de Lozada ed altri colpevoli del Massacro di El Alto nel 2003.
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