Si tratta della piantagione di tabacco Vuelta Abajo, considerata la migliore terra per la coltivazione di questa pianta e molto attraente sia per i fumatori di sigari che per i professionisti del settore.
La provincia di Pinar del Río, la più occidentale dell’arcipelago, è famosa per la sua fertilità, soprattutto nella zona attorno alla Valle di Viñales che, oltre a essere una popolare meta turistica, è la culla della foglia di tabacco.
In questa posizione privilegiata, clima e geografia si uniscono per consentire alla pianta di crescere in condizioni perfette.
Lì si possono visitare i campi ed interagire con gli agricoltori, che vantano una vasta esperienza in questo settore economico.
La coltivazione del tabacco a Cuba è antica quanto la cultura dei suoi abitanti. Molto tempo fa, la comunità aborigena Taino era responsabile della coltivazione,
dell’essiccazione e dell’arrotolamento delle foglie di questa erba sacra, che chiamavano Cohiba o Cohoba, fino a darle una forma cilindrica.
L’atto di fumare richiedeva mesi di preparazione. Questa storia inizia lì: dal profumo di una tradizione ancestrale e dal rispetto dei cicli della natura.
La febbre del tabacco scoppiò quando, nel 1492, Cristoforo Colombo e le sue truppe sbarcarono sulle spiagge cubane, ad oriente, dove l’usanza di fumare era molto diffusa. I nuovi arrivati rimasero sorpresi nello scoprire che gli indigeni avevano una tradizione che fino a quel momento era loro sconosciuta.
Dopo aver realizzato i sigari a mano, li accendevano e inalavano il fumo come parte di un rituale sacro in cui il Behike (sciamano e stregone supremo della tribù) sedeva sul Dujo, il suo trono cerimoniale, per inalare le esalazioni di quella misteriosa nuvola di fumo.
Ig/rfc