Di fronte al reclamo penale imposto da Áñez contro questa accusa, Lima ha confermato la sua posizione e ha affermato che può dimostrare la paternità e la responsabilità dell’ex presidentessa nei sanguinosi massacri avvenuti nel paese dopo il golpe, secondo quanto pubblicato in Twitter del Ministero della Giustizia.
Al riguardo, il capo della Giustizia ha anche sentenziato che “è finito il tempo in cui la libertà di pensiero e di espressione era soggetta a procedimento penale”.
Dal canto suo, l’ex presidentessa, attualmente in detenzione preventiva nel carcere di Miraflores e processata nel caso del golpe di Stato, ha formalizzato una denuncia contro il ministro Lima per calunnia e diffamazione.
La denuncia è stata pubblicata sui loro social network e presentata davanti a un tribunale penale di La Paz il 20 luglio.
Sullo sfondo di questa denuncia, Áñez difende la legalità del suo mandato temporaneo e afferma di essere stata convocata il 12 novembre 2019 per assumere la presidenza in base al fatto che ricopriva la seconda vicepresidenza del Senato.
Ma il ministro della Giustizia ha ricordato che il 15 novembre 2019 almeno 11 civili hanno perso la vita e altri 120 sono rimasti feriti nella città di Sacaba, e il 19 novembre, a Senkata, altri 11 civili sono morti a causa della repressione scatenata dalla governo di fatto dopo i conflitti post-elettorali e le dimissioni forzate del presidente Evo Morales.
Ig/dla