“Non ha assolutamente nessuna credibilità, perché si tratta di una manovra ed una manipolazione di un partito annessionista che non rappresenta il popolo di Porto Rico”, affermò in un’intervista con Prensa Latina nella sede dell’ONU, dove intervenne nel Comitato Speciale di Decolonizzazione per reclamare il diritto portoricano all’autodeterminazione.
L’11 giugno si realizzò il Referendum promosso dall’attuale governatore, Ricardo Rossellò, del Partito Nuovo Progressista, con una partecipazione di appena il 23% degli aventi diritto al voto ed un trionfo dell’incorporazione agli Stati Uniti col 97% dei voti.
“Nel simulacro, il governatore ha potuto ottenere due terzi del voto che aveva vinto lui nelle elezioni di novembre, sei mesi prima. Fatto che dimostra che il popolo portoricano non è d’accordo con la politica di questo governo”, segnalò Lopez Rivera.
Per l’indipendentista, nel referendum si sprecarono milioni di dollari in maniera non necessaria, soprattutto in un paese molto colpito dalla situazione economica.
A Porto Rico chiuderanno 169 scuole per mancanza di fondi e, tuttavia, spende denaro in qualcosa senza valore, quando dovrebbe invece dedicarsi a salvare molte scuole, disse.
Lopez Rivera difese nel Comitato Speciale di Decolonizzazione dell’ONU il diritto dei portoricani all’autodeterminazione e chiese la fine dei 119 anni di dominazione statunitense.
Al rispetto, assicurò che quasi i 36 anni compiuti in prigione degli Stati Uniti per la sua lotta indipendentista non hanno cambiato la sua aspirazione di vedere l’isola inserita come nazione libera e sovrana nei Caraibi, America Latina e nel mondo.
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