Attraverso il suo account di Twitter, il capo della diplomazia ha scritto che l’11 aprile 2002 la borghesia venezuelana ed i media privati, con aiuti stranieri, hanno pianificato quello che sembrava essere “un golpe di stato perfetto”.
Sottolineò che con l’appoggio dell’alta gerarchia della Chiesa cattolica e di centinaia di alti ufficiali delle Forze Armate, tutto andava verso una serie di eventi che, in maniera sincronizzata, avrebbero portato non solo alla destituzione di Chávez ma anche ad invertire lo slancio popolare di voler trasformare la realtà venezuelana.
Gli alti comandanti militari, traditori della Patria, hanno rapito il leader rivoluzionario dopo non essere riusciti a convincerlo a rinunciare al potere, ma non hanno valutato ciò che il popolo sarebbe stato capace di fare, ha sottolineato.
Ha ricordato che, il terzo giorno, il popolo è sceso in piazza in difesa del processo bolivariano e in sole 47 ore, insieme ai soldati fedeli, è riuscito a soccorrere il comandante e ripristinare la democrazia.
Il ministro degli Esteri ha ricordato che da allora “non è cessato l’assedio della borghesia nazionale e internazionale”, compreso il blocco criminale degli Stati Uniti contro l’industria petrolifera ed altri settori economici del paese, che ha causato gravi sofferenze alle persone.
Ha osservato che 21 anni dopo il fallito golpe di stato, “rivendichiamo l’atto eroico del popolo venezuelano e l’eredità rivoluzionaria del comandante Hugo Rafael Chávez Frías”.
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