“Diamo il nostro accompagnamento al popolo honduregno ed esortiamo le parti del processo elettorale ad aspettare i risultati finali nella cornice dell’istituzionalità e rinnoviamo la speranza di una soluzione pacifica”, è stata la dichiarazione comune tra i governi membri.
Abbordato dai giornalisti, l’anfitrione Juan Carlos Varela ha esortato di “cercare sempre il rispetto della legge e della Costituzione” ed ha chiesto alle parti “di trovare nel dialogo politico il benessere del popolo”.
L’appuntamento presidenziale era previsto per le 10 della mattina di ieri, ma il suo inizio quasi due ore dopo provocò l’inquietudine e le proteste dei presenti che aspettavano i mandatari riuniti in sezione privata in qualche salone sconosciuto del hotel Westin Playa Bella.
“Il ritardo è perché non ci sono accordi su come abbordare il tema di Honduras”, ha detto a Prensa Latina una fonte diplomatica che ha chiesto l’anonimato, mentre il presidente costaricano, Luis Guillermo Solis, abbandonò il testo provvisorio apparentemente accordato sul tema.
“La volontà del popolo espressa nelle urne deve essere garantita e rispettata ad ogni costo”, ha detto, ed ha chiesto “certezza e serenità fino all’arrivo dei risultati”.
Senza una spiegazione pubblica convincente, Juan Orlando Hernandez ha cancellato la sua presenza; il presidente honduregno, che pretende la sua rielezione dopo la supposta frode elettorale ed il paese è stato rappresentato dall’ex sindaco di Tegucigalpa e vicepresidente Ricardo Alvarez che è sfuggito dalla stampa tutto il tempo.
Hanno assistito al Vertice, inoltre, Salvador Sanchez Ceren, governante salvadoregno; Danilo Medina, della Repubblica Dominicana; Jimmy Morales, del Guatemala, e le delegazioni del Nicaragua e Belize sono state presiedute da funzionari governativi di alto livello.
Come finale al predominio del tema honduregno nell’incontro del Panama, nelle vicinanze dell’hotel esclusivo una trentina di integranti del Sindacato Unico dei Lavoratori della Costruzione e Simili, ed il suo braccio politico il partito Fronte Ampio Democratico hanno protestano contro la presenza dei rappresenti dell’Honduras.
Dopo una breve discussione violenta col dispositivo di sicurezza, il gruppo ha potuto arrivare fino alla guardiola di accesso, distante dal luogo dove si svolgeva l’incontro, sotto una stretta vigilanza di più di una decina di militari che non hanno permesso l’entrata dei manifestanti all’installazione.
Dal luogo mantennero in tensione gli addetti della vigilanza, mentre appoggiati da un forte sistema di amplificazione hanno gridato slogan contro Hernandez per la presunta frode elettorale, ed hanno applaudito il candidato oppositore Salvador Nasralla.
Al margine del programma ufficiale, l’apparente casualità ha riunito i manifestanti con l’ex presidente Correa, che era perseguito dai giornalisti del canale ecuadoriano Teleamazonas, che avevano visto una foto di un altro giornalista fatta al leader di Alleanza Paese al suo arrivo all’aeroporto panamense.
Il segretario del SICA Vinicio Cerezo, ha confermato alla stampa che si sarebbe riunito con l’anteriore governante dell’Ecuador, fatto che generò molestia tra gli anfitrioni, nonostante l’eccezione della coincidenza della presenza del visitatore, ospitato nell’hotel col proposito di sostenere riunioni con persone del suo movimento.
Correa è arrivato in Panama nella notte del passato martedì e declinò offrire dichiarazioni a Prensa Latina, “perché cerco di stare con un profilo basso”, fatto che reiterò posteriormente a vari mezzi che hanno assistito alla riunione del SICA, ma finalmente ruppe il silenzio sul tema della condanna a Jorge Glas.
La condanna a sei anni di carcere imposta per il delitto di associazione illecita all’attuale vicepresidente ecuadoriano e suo alleato, la qualificò come “una volgare e crudele persecuzione politica”, ed ha esortato a reagire davanti a questa “aberrazione giuridica perché è innocente”, mentre non esiste nessuna prova che lo condanni.
Per aumentargli la pena utilizzarono un codice penale vecchio, che oramai non è vigente, ha denunciato, e chiarì che l’attuale permetterebbe commutare o sospendere la pena e dopo ritornare alla vicepresidenza.
“Tutto ciò è persecuzione politica per impadronirsi illegittimamente ed anti-democraticamente della vicepresidenza della Repubblica”, ha detto, ricordando che è la stessa strategia della destra continentale usata contro altri mandatari.
Davanti alla possibilità che anche lui sia giudicato, Correa accettò la possibilità, perché “stanno creando tutte le condizioni per giudizializzare la politica, la nuova forma di perseguire i leader progressisti dell’America Latina”.
Osvaldo Rodriguez Martinez, corrispondente di Prensa Latina in Panama