Fonti locali hanno spiegato al portale di notizie Al Quds che queste strutture hanno smesso completamente di funzionare, cosa che ha aumentato la sofferenza dei cittadini, che da nove mesi sono sotto attacco da parte dell’esercito israeliano.
Hanno sottolineato che la crisi è peggiorata perché l’esercito del paese ha deliberatamente distrutto i pozzi d’acqua nella regione settentrionale dell’enclave costiera.
Al Quds ha affermato che dall’inizio dell’attuale ciclo di violenza, il 7 ottobre dello scorso anno, Israele ha bloccato l’ingresso di carburante, cibo e medicine a Gaza.
Da allora, l’ONU, numerosi paesi ed organizzazioni internazionali hanno condannato Israele per aver impedito o limitato gli aiuti umanitari agli oltre due milioni di abitanti di Gaza.
Lo scorso marzo, l’Ufficio Centrale di Statistica e l’Autorità Palestinese per la Qualità Ambientale hanno avvertito che il 75% dei cittadini nel nord di Gaza beve acqua contaminata, cosa che ha causato la diffusione di malattie infettive.
In una dichiarazione congiunta in occasione della Giornata Nazionale dell’Ambiente, hanno avvertito che il consumo di liquidi nell’enclave costiera è diminuito del 92%.
Hanno avvertito che la popolazione di Gaza consuma a malapena da uno a tre litri di acqua al giorno.
Hanno inoltre sottolineato le conseguenze dell’enorme quantità di rifiuti solidi accumulati nei vicoli, nelle strade, nelle piazze pubbliche ed attorno ai centri per rifugiati ed alle scuole a causa dell’incapacità dei comuni di rimuoverli, a causa dei bombardamenti e della distruzione di attrezzature, camion ed escavatori.
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