“Ecco perché nel 1976 sono stato due volte nella guerra d’Angola”, ha detto in un’intervista esclusiva al quotidiano Pagina 12, in cui sottolinea come il Che abbia lasciato il segno sulla sua anima, che stava iniziando a fare arte.
Nel suo dialogo con quel giornale argentino, ha abbondato anche sul suo ultimo album, “Para la espera”, composto da 13 canzoni, 10 delle quali inedite.
In quell’album ci sono canzoni come “Noche sin fin y mar”, che dedica al suo amico, lo spagnolo Luis Eduardo Aute, scomparso quest’anno. C’è anche “Después de vivir”, che è come una pausa, una sorta di tregua prima di lasciarsi andare, ha descritto.
Parlando di politica nelle sue canzoni, l’autore di “Oléo de mujer con sombrero” ha sottolineato che in un certo senso tutte le canzoni, qualunque cosa trattino, fanno politica.
“Tutto ciò che ci identifica con qualcosa, a modo suo, sta facendo un lavoro politico; ogni proposta, anche se distorta, è come una specie di invito; incluso quello che viene per via sentimentale”, ha detto.
“Se fa riferimento a ciò, siamo d’accordo. La realtà è politica. Cammini da casa al lavoro e tutto ciò che vedi e senti può o no portarti a votare per qualcosa. Chiaramente, fare canzoni ha una notevole implicazione politica, soprattutto se si osa esporla”, ha osservato.
Alla domanda se il mondo imparerà da tutto questo accaduto nella pandemia, Rodriguez ha detto che “le proporzioni di ciò che ci sta accadendo indicano una grande lezione. Sebbene ce ne siano state altre nella storia che sono state dimenticate. Dicono che siamo così. Impareremo ad essere migliori? Speriamo”, ha concluso.
Ig/may