sabato 21 Dicembre 2024
AGENZIA DI STAMPA LATINOAMERICANA
Search
Close this search box.

Cresce la pressione affinché gli Stati Uniti fermino l’aggressione israeliana

La posizione del presidente americano, Joe Biden, sugli intensi bombardamenti di Israele contro Palestina è oggi fortemente messa in discussione, in un momento in cui il governo di Tel Aviv intensifica le sue operazioni punitive.

 

Biden ha lanciato un tiepido appello per un cessate il fuoco nel conflitto la scorsa notte, senza usare la parola “immediato”, dopo che il Segretario di Stato Antony J. Blinken ha difeso la riluttanza di Washington a unirsi ad altri membri del Consiglio di Sicurezza dell’ONU in una dichiarazione.

 

Il pretesto del capo della diplomazia statunitense è che una tale richiesta danneggerebbe presunti “sforzi intensi ma privati” che secondo l’alto funzionario si stanno compiendo per persuadere Israele e Hamas a stabilire una tregua, in quella che di fatto costituisce già la prima grande crisi internazionale per l’amministrazione democratica.

 

In quel contesto, l’inerzia generale del capo della Casa Bianca è arrivata al punto di sconvolgere molti dei suoi alleati in Europa e in altre regioni, anche se il rifiuto di condannare il suo principale partner strategico in Medio Oriente è già alquanto comune nel meccanismo di potere statunitense.

 

Gli attacchi israeliani hanno ucciso almeno 212 palestinesi a partire da lunedì, tra cui 61 bambini, 36 donne e 16 anziani, mentre 1.400 sono rimasti feriti e la battaglia di nove giorni ha creato una catastrofe umanitaria che ha colpito quel territorio costiero di circa due milioni di persone, sottolinea questo martedì il quotidiano The New York Times.

 

La diplomazia del presidente Biden per porre fine alla violenza guidata da Israele solleva anche la preoccupazione dei più accaniti difensori di Israele al Campidoglio, e alcuni gruppi di ebrei statunitensi rompono il consenso quasi completo di sostegno a Tel Aviv che ha prevalso a Washington per decenni, sostiene il periodico The Hill, specializzato in questioni legislative.

 

Nel frattempo, anche i senatori Chris Murphy (D) e Todd Young (R), figure chiave della commissione con giurisdizione sul Medio Oriente, hanno lanciato un appello bipartito per raggiungere rapidamente un cessate il fuoco e ad adottare ulteriori misure per preservare il futuro dei due stati.

 

Il leader della maggioranza al Senato, Charles Schumer (D), ha parlato lunedì a favore di un cessate il fuoco immediato, facendo eco a una richiesta simile di 30 senatori del suo stesso partito.

 

D’altra parte, circa 140 organizzazioni progressiste negli Stati Uniti hanno rilasciato una dichiarazione chiedendo che il governo di Biden denunci il governo israeliano per crimini di guerra contro il popolo palestinese per le sue politiche di sfollamento forzato e repressione.

 

Fonti vicine al governo degli Stati Uniti citate da The Hill sottolineano che Biden ha avuto finora almeno tre conversazioni telefoniche con Netanyahu e ha parlato separatamente con il presidente dell’Autorità palestinese, Mahmoud Abbas, ma i suoi sforzi non hanno avuto successo.

In totale, almeno 60 colloqui si sono svolti in questo modo tra alti funzionari dell’amministrazione e le rispettive controparti israeliane e palestinesi, nonché le controparti regionali.

 

In mezzo a questi attacchi israeliani, The Washington Post ha rivelato il giorno prima che il governo degli Stati Uniti ha approvato una vendita di missili di precisione a Israele per 735 milioni di dollari, provocando proteste tra i legislatori democratici, alcuni dei quali hanno chiesto una pausa per prendere in considerazione tale misura.

 

Secondo la versione del quotidiano, che cita fonti a conoscenza della vicenda, la Casa Bianca attende l’approvazione della Camera dei Rappresentanti, dopo aver notificato al legislatore questa vendita il 5 maggio, una settimana prima che le azioni violente di Israele si intensificassero contro i palestinesi.

 

Secondo le statistiche ufficiali statunitensi, Israele è la nazione che ha ricevuto il maggior aiuto di guerra accumulato dagli Stati Uniti negli ultimi 70 anni, con un totale fino ad oggi di 146 miliardi di dollari, e attualmente l’assistenza annuale supera i 3.800 milioni di dollari. 

 

Roberto Garcia Hernandez, giornalista di Prensa Latina

 
ULTIME NOTIZIE
NOTIZIE RELAZIONATE