La notizia, inviata alla Procura Generale, è composta da una relazione con l’emissione, la collocazione ed il pagamento di Certificati di Tesoreria, come ha indicato il giudice supplente, Pablo Celi.
“Stiamo parlando di approssimativamente tra 3700 e 2300 milioni di dollari” ha precisato Celi in dichiarazioni alla stampa, ed inoltre ha segnalato che il periodo valutato è da gennaio del 2016 al 31 dicembre 2017.
“Tutti questi indebitamenti sono stati fatti con l’autorizzazione del presidente della Repubblica, e nell’esame stiamo segnalando che è precisamente il Decreto Esecutivo 1218, lo strumento legale che ha permesso una modificazione del regolamento, fuori dal codice, che ha reso possibile la gestione dei certificati non previsti nella legge”, ha sentenziato.
Celi ha spiegato che per completare l’analisi integrale dell’indebitamento, sono in processo tre investigazioni, due di loro sulle azioni dalla banca pubblica alla Banca Centrale da parte del Ministero delle Finanze, oltre all’entrata, registro ed utilizzo delle risorse provenienti dai contratti di pre-vendita dell’industria petrolifera.
La terza è relazionata con le condizioni tecniche, finanziarie e legali delle operazioni di indebitamento pubblico.
Nella sua prima reazione davanti alla consegna della relazione, l’ex capo di stato ha condannato nella rete sociale Twitter: “Segue il pagliaccio e la pagliacciata. Fino a quando sopporterà tutto ciò il popolo ecuadoriano? Perché la stampa non comincia chiedendo la nomina legale del giudice che dirige la Corte dei Conti? Tutto è questione di tempo”.
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