Attraverso la rete sociale Twitter, Arreaza ha respinto le dichiarazioni dell’alto rappresentante del blocco europeo per gli Affari Esteri e Politica di Sicurezza, Josep Borrell, in riferimento ad una supposta crisi migratoria nel paese sud-americano.
“Per occultare la responsabilità ed il fallimento degli USA nell’operazione mercenaria contro Venezuela, l’UE è sempre stata complice ed in silenzio. Ora, in una strategia di comunicazione coordinata tra Washington ed Europa, ritornano a parlare delle migrazioni e dei falsi aiuti umanitari”, ha scritto il titolare in twitter.
“Milioni di rifugiati ed emigranti venezuelani alla ricerca di asilo nei paesi vicini attraversano una situazione insostenibile. La nostra mobilitazione è necessaria. Dalle nostre azioni dipende il futuro di cinque milioni di persone”, ha affermato questo giovedì in Twitter il diplomatico europeo Borrell.
In mezzo all’emergenza epidemiologica globale per la pandemia della COVID-19, migliaia di emigranti hanno intrapreso il ritorno al Venezuela dalla Colombia, Ecuador, Perù, Cile e Brasile, rimanendo abbandonati davanti alle misure di contingenza applicate nelle nazioni di accoglienza per trattenere la propagazione della malattia.
La maggioranza dei rimpatriati dipendevano da entrate provenienti da attività informali, che sono state soppresse come parte delle azioni di prevenzione; privati delle loro scarse risorse finanziarie e carenti della protezione degli stati riceventi, molti hanno intrapreso il ritorno alla terra nativa.
Il ritorno in massa degli emigranti e la risposta dell’esecutivo bolivariano alle necessità dei suoi connazionali mandano all’aria la campagna mediatica che ha cercato di descrivere uno scenario di crisi migratoria ed umanitaria in Venezuela.
In contrasto, i grandi mezzi internazionali non hanno detto nulla del ritorno, fino ad oggi, al loro paese di più di 40 mila venezuelani, secondo le cifre ufficiali.
Davanti all’affluenza di massa di persone da territori con un’alta prevalenza della COVID-19, le autorità del Venezuela hanno implementato un rigoroso cordone sanitario nella regione confinante per prevenire la propagazione della malattia.
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