giovedì 3 Ottobre 2024
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Sayyed Hassan Nasrallah, il cammino continuerà

È morto Sayyed Hassan Nasrallah, però molti non sono ancora rassegnati e non credono alla notizia, pensano che continui ad essere protetto, nascosto e pronto a guidare la lotta contro il progetto sionista-statunitense nella regione.

Lo hanno assassinato, la realtà è sconvolgente, Israele non ha potuto piegarlo ed ha optato per un’azione di tradimento, più di 80 bombe sono fatte esplodere il 27 settembre nel sobborgo meridionale di Beirut per mettere a tacere la voce di Sayyed.
Dopo un anno di fallimenti a Gaza e decenni di debiti accumulati con Hezbollah, l’entità israeliana ha fatto ricorso alla sua macchina omicida, ha superato tutte le linee rosse e, con la complicità degli Stati Uniti, ha massacrato ancora una volta i valori dell’umanità.
Libano è rimasto senza protezione, lo dicono in tanti, cristiani e musulmani, tutti custodiscono le sue idee, immortalano il leader, ribadiscono l’impegno nel cammino per la liberazione di Al-Quds (Gerusalemme).
Una donna recupera tra le macerie una foto dello statista, i giovani scendono in strada, riuniti nelle piazze alzano la voce: “Agli ordini! oh Nasrallah!”. Chiedono vendetta e cresce la solidarietà tra i libanesi.
Dopo 32 anni alla guida della Resistenza, il maestro non muore, la sua onestà, lealtà, umanesimo, dedicazione ed il patriottismo si sono diffuse in tutto il mondo arabo ed islamico, come ricordano analisti e politici.
In un quartiere povero della periferia orientale di Beirut, a Karantina, il 31 agosto 1960, nella famiglia Nasrallah, nacque un ragazzo di nome Hassan, che in seguito sarebbe stato chiamato “Sayyed” perché discendente del profeta Maometto.
Nasrallah non ha mai perso la bussola della libertà, ha superato le differenze confessionali ed è riuscito a unificare i fronti della Resistenza in Libano, Palestina, Siria, Iraq, Yemen e Iran, sotto la bandiera della lotta contro l’arroganza, l’imperialismo, l’occupazione ed il sionismo.
Riuscì a trascendere la struttura della sua comunità religiosa, del nazionalismo libanese e del panarabismo per trasmettere i suoi pensieri internazionalisti di liberazione.
Alla luce della battaglia palestinese contro l’alluvione di Al-Aqsa ed in un discorso dello scorso novembre, il famoso politico e militare ha sottolineato: “chi oggi tace deve riconsiderare la sua umanità, i suoi sentimenti ed il suo onore”.
Per coloro che mettono in dubbio la Resistenza, la testimonianza di vita di Sayyed Hassan Nasrallah e dei martiri del Libano e della regione costituisce l’esempio più nobile di altruismo e sacrificio a favore della dignità e della sovranità.

Yodeni Masó Aguila, corrispondente in Libano per Prensa Latina

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