Come parte del piano, il ministro dell’Energia israeliano, Eli Cohen, ha annunciato ieri l’interruzione immediata delle forniture di elettricità alla Striscia di Gaza, dove vivono più di due milioni di persone.
Hamas ha denunciato la misura, pur chiarendo che la nazione vicina ha quasi completamente interrotto le forniture dopo l’inizio del conflitto nell’ottobre del 2023.
L’ufficio stampa del governo di Gaza ha affermato che l’interruzione minaccia l’unico impianto di desalinizzazione operativo nell’enclave costiera.
La struttura, situata nella città di Deir el-Balah, fornisce mezzo milione di persone.
Al Jazeera ha affermato che l’impianto è ancora in funzione grazie alle riserve di carburante, che però potrebbero esaurirsi in qualsiasi momento a causa della chiusura dei valichi di frontiera, che impedisce le forniture.
L’agenzia di stampa ha sottolineato che i palestinesi nell’enclave sono in coda da ore nei panifici a causa della mancanza di cibo, in seguito alla decisione di Israele di interrompere tutte le forniture alimentari il 2 marzo.
Il ministro delle finanze israeliano Bezalel Smotrich ha elogiato la decisione del governo di bloccare l’ingresso di aiuti umanitari nel territorio.
Il politico di estrema destra e leader del partito del Sionismo Religioso ha anche chiesto di “aprire le porte dell’inferno” a Gaza.
Da parte sua, il leader del partito radicale Jewish Power, Itamar Ben Gvir, ha invitato il primo ministro Benjamin Netanyahu a bombardare le riserve idriche di questo territorio.
Per fare pressione su Hamas, Gaza deve subire l’inferno, ha affermato l’ex capo della Sicurezza Nazionale.
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